Camilla Mancini, figlia dell’ex CT della Nazionale Italiana Roberto Mancini, ha da poco pubblicato il libro Sei una farfalla, in cui ha parlato della sua storia di dolore e bullismo. Ospite di Silvia Toffanin ha raccontato con forza e determinazione il suo percorso. Nata con un paresi facciale, Camilla Mancini ha trascorso l’inizio della sua vita senza accettare se stessa. “Mia madre ha avuto una complicazione durante il parto e la paresi è una cosa con cui ho sempre convissuto, non mi sono mai vista completamente simmetrica. E mi andava bene. Sono stati i bambini, dall’età di 7 anni, che mi hanno isolata e mi hanno fatto vivere episodi di bullismo. A scuola venivo isolata e rifiutata, ma a casa ero amata. Quindi ero una bambina felice. Provavo un forte senso di inadeguatezza, ma parlandone a casa mi liberavo. Bisogna trovare il coraggio di parlare“. La Toffanin ha proposto un passaggio del libro in cui si parla proprio di bullismo. “Il bullismo lascia delle cicatrici emotive molto profonde. Fortunatamente, essendo bambina, non ho subito un bullismo fisico. Ma quello verbale ti resta sempre in testa”.
“Ho sofferto di attacchi di panico”
“Quando sento storie di ragazzi che vengono bullizzati o che si uccidono per il bullismo mi si attorciglia lo stomaco. Mi hanno bullizzata fino ai 14 o 15 anni. I comportamenti della gente diventavano sempre più sottili, con domande inopportune. Ma anche quella è una forma di bullismo. Sapevo di non essere perfetta a livello estetico e quindi mi sono autoproclamata la brava ragazza che doveva essere perfetta. Questa tendenza al perfezionismo mi ha portato a controllare tutto e questo è sfociato in attacchi di panico. Ora non ne soffro più, ma il percorso è stato lungo“. Camilla Mancini ha raccontato anche come il carattere riservato del padre abbia dissipato la sua esposizione mediatica, affrontando anche l’argomento della separazione dei suoi. “Si è sgretolato un sogno, ma oggi li vedo sereni e quindi va bene così“.