Gal Gadot: “Volevo solo resistere e vivere”

"Mi è stato diagnosticato un coagulo di sangue nel cervello".

Gal Gadot Tutto quello che volevo era resistere e vivereGal Gadot Tutto quello che volevo era resistere e vivere
Lifestyle

Gal Gadot ha raccontato in un lungo post su Instagram di aver subito un’intervento chirurgico d’urgenza per un coagulo di sangue al cervello mentre era incinta della sua quarta figlia. “Quest’anno è stato uno di sfide profonde e riflessioni profonde e ho lottato su come, o anche se, condividere una storia personale. Alla fine, ho deciso di lasciarmi guidare dal mio cuore. Forse questo è il mio modo di elaborare tutto, di tirare il sipario sulla fragile realtà dietro i momenti curati che condividiamo sui social”.

Un anno di sfide per Wonder Woman

Soprattutto spero che condividendo possa sensibilizzare e sostenere chi potrebbe affrontare qualcosa di simile. A febbraio, durante l’ottavo mese di gravidanza, mi è stato diagnosticato un enorme coagulo di sangue nel cervello. Per settimane, avevo sopportato mal di testa atroci che mi hanno confinato a letto, fino a quando non mi sono sottoposto a una risonanza magnetica che ha rivelato la terrificante verità. In un momento, io e la mia famiglia abbiamo affrontato quanto possa essere fragile la vita. È stato un duro ricordo di quanto velocemente tutto possa cambiare, e nel bel mezzo di un anno difficile, tutto quello che volevo era resistere e vivere. Siamo corsi in ospedale e in poche ore sono stato sottoposto a un intervento chirurgico d’urgenza. Mia figlia Ori è nata in quel momento di incertezza e paura. Il suo nome, che significa “la mia luce”, non è stato scelto per caso”.

Completamente guarita

Gal Gadot continua: “Prima dell’intervento, ho detto a Jaron che quando nostra figlia sarebbe arrivata, lei sarebbe stata la luce ad aspettarmi alla fine di questo tunnel. Grazie a un team straordinario di medici di @cedarssinai e a settimane di cure dedicate, ce l’ho fatta e ho iniziato la strada verso la guarigione. Oggi, sono completamente guarito e pieno di gratitudine per la vita che mi è stata restituita. Il viaggio mi ha insegnato così tanto. Innanzitutto, è vitale ascoltare il nostro corpo e fidarsi di ciò che ci dice. Dolore, disagio o anche cambiamenti sottili spesso portano un significato più profondo, ed essere in sintonia con il proprio corpo può essere salvifico”.

Un messaggio da condividere

Secondo, la consapevolezza conta. Non avevo idea che a 3 donne incinte su 100.000 nella fascia d’età più di 30 anni venisse diagnosticata la FPC (sviluppare un coagulo di sangue nel cervello) .
È importantissimo identificarsi in anticipo perché curabile. Sebbene rara, è una possibilità, e conoscerla è il primo passo per affrontarla. Condividere questo non serve a spaventare nessuno ma a dare potere. Se anche solo una persona si sente costretta ad agire per la propria salute a causa di questa storia, sarà valsa la pena condividerlo”.

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