“Temptation Island”, ovvero la chat vivente

Un successo strepitoso che può cambiare la vita di coppia: da reale a reality.

La cine-cologa

Sì lo so, non è cinema, non è serie TV ma è reality e sentivo il bisogno di tornare un po’ con i piedi per terra. Dopo squali nella Senna e paradossi paradossali mi sono detta: “adesso guardo qualcosa che piace un sacco a tutti e soprattutto che è reale”. O reality, insomma. Quindi il successo di Temptation Island condotto da Filippo Bisciglia ha attirato la mia attenzione portandomi alla domanda fondamentale, quella che ci hanno pure fatto un gioco sopra e ritorna sempre quando fa troppo caldo, troppo freddo o lo smartphone non prende: perché? Ecco, volevo darmi una risposta ma… ognuno ha i suoi perché, è evidente. Dunque ho provato a lanciare delle ipotesi: perché è bello che una coppia metta in dubbio se stessa di fronte a un pubblico, in televisione e lasci che estranei insidino il loro rapporto? Può darsi. Perché dividere uomini e donne fa tanto trono di Maria De Filippi ed è subito “Maria, io esco”? Anche. Magari perché i problemi degli altri per una volta non bisogna ascoltarli con le orecchie incollate ai muri di casa e si può liberamente fruire di video-prove? Senza dubbio. Poi, si sa, l’amore non è bello se non è realitello… no, scusate, non era questo il detto. Ad ogni modo, come al solito confusa come un polpo spiaggiato che cambia colore nel tentativo di scomparire, eccomi qui a indagare perché… già: perché?

Il formato che funziona

Dal 2005 Temptation Island esiste in Italia come un riadattamento del programma olandese creato da Endemol, Blind Vertrouwen. Da allora le coppie più disparate si sono succedute fino alla recente dodicesima edizione condotta da Filippo Bisciglia. Dodici edizioni sono tante, quindi significa che il programma funziona. Torniamo quindi a porci la stessa domanda: perché? Si vedono coppie giovani, insieme da poco tempo; coppie che alle spalle hanno condiviso anni di relazione, coppie che scoppiano come fuochi d’artificio e coppie che nascono e si innamorano. Quest’anno in Sardegna (nel resort Is Morus Relais) la dodicesima edizione del programma ha registrato un record di ascolti, guadagnandosi il titolo della più vista di sempre. Insomma, un vero successone per tutte quelle coppie che hanno deciso di lavare i panni sporchi davanti a tutta Italia, alla faccia dei vecchi proverbi. E l’Italia ha risposto con la sua nota ospitalità, non solo facendo entrare tutti i problemi delle coppie in ogni casa, ma lavando pure quei panni con il sorriso, fingendo che non ci fossero né macchie né puzze. Nemmeno quando la playstation è diventata motivo di discordia l’Italia ha ceduto di un millimetro: Temptation Island si guarda, punto. E chissenefrega pure che i falò di confronto abbiano anticipato o definito rotture: in fin dei conti a chi non piace il fuoco sulla spiaggia d’estate?

Comunque, la prassi cinecologica prevede uno studio approfondito delle fonti e dei sistemi sociali che si innescano alla visione di determinati… che noia, lo so. Per semplificare ho deciso di sottoporvi un piccolo schema a punti, così, per fare prima tutti che fa caldo.

La sindrome della portinaia

La bellezza ineguagliabile di potersi impicciare dei fatti altrui senza sentirsi impiccioni è sicuramente la prima motivazione che spinge al reality. Eh sì, perché tutte le discussioni, le parole dette male, gli sguardi ambigui, le figuracce sono una roba che tutti possono vedere e commentare liberamente. Meglio ancora: se nella vita reale commenti come “quella persona è allucinante” non possono trovare sempre riscontro, il reality permette una raccolta dati formato clip da far visionare a ignari sconosciuti. Poi diciamolo… non abbiamo forse tutti sempre stimato portiere e portinaia per la capacità di sapere tutto di tutti sempre e comunque? È come un super potere.

Se vedo, non credo comunque

Ci sono quelle persone che credono a qualcosa soltanto dopo averla vista e non c’è modo di fargli cambiare idea. Insieme a loro c’è la categoria opposta, quella di coloro che vedono eppure non credono lo stesso. Non importa quanto palese sia una questione, se è no, è no. Davanti a coppie che scoppiano e nascono, il commento rimane sempre lo stesso: “Ma non è vero, non è possibile”. Ma stanno litigando, gli potete sottolineare. “No, no, è una finta”. Ma si sono lasciati, direte allora. “Nah… vuol dire che non stavano insieme nemmeno prima”. Ma che te lo guardi a fare allora?, chiederete giustamente. “Ma io mica lo seguo”, è l’ovvia risposta. Temptation Island è una palestra irresistibile per allenare il no a prescindere.

Lavatrice mia fatti capanna

Non è più questione di avere l’acquolina in bocca per la tavola imbandita, no. Però quella sensazione di dover finire tutto, ma proprio tutto quello che si vede rimanere. E se si vedono panni sporchi e non lasagne che si fa? Ci si getta sulla cesta per dividere bianchi da colorati e via con tutte le lavatrici possibili. Tradimenti? Pretrattare e candeggiare. Noia di coppia? Delicati. Poco dialogo? Lavare a venti gradi. Insomma i problemi delle coppie di Temptation Island possono facilmente trasformarsi in un party di centrifughe e risciacqui di cui le persone amano parlare. Un’attività che tiene compagnia e ad ogni modo, lavatrice più, lavatrice meno, i panni sporchi li dobbiamo lavare tutti.

Chat WhatsApp viventi

Già con la funzione degli audio WhatsApp si distingue come un’applicazione innovativa, capace di generare divorzi, discussioni tra gli amici più stretti e scatenare la sindrome del “io ti maledico” contro quelli che registrano vocali più lunghi di un minuto (figuriamoci quando i minuti dell’audio sono dieci). Da tanta lungimiranza tecnologica non si può negare come Temptation Island abbia tratto il meglio: dare non solo voce ma anche corpo alle chat. I discorsi evocano infatti il fascino delle chat tra fidanzati, quelle che non leggi mai, ma sarebbe perfetto farlo per impicciarsi meglio e più in fretta dei fatti altrui. Insomma Temptation Island potrebbe farla serenamente da apripista per una nuova evoluzione dell’applicazione di messagistica istantanea, dove un piccolo avatar sbuca fuori dallo schermo per leggere le conversazioni.

Temptation Island vs. L’isola dei famosi

Un altro perché che spinge al successo di Temptation Island è la sua funzione di alter ego de L’isola dei famosi. Non so se avete notato le curiose differenze: se da un lato è necessario soffrire sotto il sole, lontano dalla tecnologia e da ogni comodità, dall’altro il sole si usa solo per abbronzarsi e si vive nel lusso. Se da una parte ognuno per sé e Dio per tutti, ma vogliamoci bene lo stesso, dall’altra uomini e donne si incontrano e scontrano tra un litigio e l’altro nel mezzo di tradimenti incentivati. E poi, se da una parte il tradimento è di coppia, dall’altra il dramma vero è quando vengono rubate le porzioni di cibo. Il falò di confronto, però, c’è sempre. D’accordo… ed entrambi i programmi sono ambientati su un’isola.

Il proverbio sbagliato

Ci sono cascata anch’io e me ne sono scusata. Ma andando analizzare a fondo il lapsus linguae (che non è un nuovo tipo di piercing ma un modo per dire quando si usa una parola per un’altra) mi rendo conto che la colpa non è mia. Non è nemmeno di tutti quelli che l’hanno avuto. Cioè, quante volte abbiamo sentito dire dai nonni dei nonni, o ancora nelle filastrocche o, boh, un po’ dappertutto, che l’amore non è bello se non è litigarello? La nostra mente, che è una macchina meravigliosa, probabilmente ha deciso di adattare il proverbio al contesto coniando l’amore non è bello se non è realitello. Ed eccoci lì, a guardare Temptation Island, per una forma di evoluzione linguistica che si è autogenerata. Quindi sarà pure il proverbio sbagliato ma, se alla fine di tutto avete comunque seguito la stagione, sappiatelo: è stato il vostro inconscio a suggerirvelo.

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