Sabrina Impacciatore, attrice italiana di fama internazionale, ha rilasciato un’intervista al Corriere Della Sera in cui ha parlato di un lato oscuro del mondo dello spettacolo italiano: le molestie. L’attrice romana, reduce dal successo della serie The White Lotus, per cui ha ricevuto una nomination agli Emmy come miglior attrice non protagonista, ha parlato dell’importanza degli intimacy coordinator e della differenza tra i set italiani e americani.
Confesso di aver sempre subito in silenzio
Nella seconda stagione della serie Sky Call My Agent (remake italiano della serie cult francese), l’attrice interpreta se stessa nel ruolo della madrina del Festival di Venezia. L’episodio, girato lo scorso anno durante la Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, è un’occasione per mostrare il talento comico della Impacciatore, che si diverte a prendere in giro se stessa e il mondo a cui appartiene.
Parlando del suo lavoro in Italia e negli Stati Uniti, dichiara di aver trovato un ambiente di lavoro più sicuro e rispettoso, soprattutto grazie alla figura dell’intimacy coordinator: “All’inizio mi sembrava surreale e esagerato, invece benedico che ci sia. In White Lotus ho una scena saffica, mi hanno chiesto dove volevo essere toccata spiegandomi inquadratura dopo inquadratura. Figurati, venivo dall’Italia dove tanti colleghi mi mettevano le mani dappertutto, fuori set ne ho contati almeno quattro, e due con i professori a scuola. Confesso di aver sempre subìto in silenzio. Una volta però gli occhi mi si riempirono di lacrime e quello la smise”
“Il cinema italiano non mi prendeva sul serio”
“Mi sento grata di quello che sto vivendo, non mi manca, arriverà, e così il debutto da regista. Ho avuto momenti bui come attrice. Il cinema italiano non mi prendeva sul serio, ero invisibile. Continuo a fare avanti e indietro tra Italia e Stati Uniti. Ho appena finito un thriller action di Patricia Riggen con Viola Davis, ‘G 20′, dove sono la presidente del Fondo monetario internazionale. Il mancato premio per The White Lotus? Ma sono stata la prima attrice italiana candidata agli Emmy, a 55 anni e non a 20, nel mezzo del cammin della mia vita, che è tutta strana. Il capo della mia agenzia in Usa mi ha detto: ci farai fare un sacco di soldi. Mi sono sentita insostituibile, vogliono me e non un’altra. E ho gridato dentro di me: ‘Yes!’“
“Io non sono un’attrice: io vivo da attrice”
“In Sudafrica per il film G 20 ero l’unica bianca in un set di neri. Mi sentivo nera anch’io, mi guardavo le mani e trovavo strano che fossero bianche. In una chiesa evangelica ho cominciato a cantare i gospel e Alleluja con loro, insieme col trainer di pugilato (sperimento pure questo). Ora che sono in Italia mi mancano i neri. Vivo in una realtà parallela. Io non sono un’attrice: io vivo da attrice. Nella realtà ci voglio stare il meno possibile”.