Maccio Capatonda: “La sconfort zone è necessaria”
“Siamo dipendenti da troppe cose, quindi non siamo lucidi”.


All’anagrafe Marcello Macchia, Maccio Capatonda parla a Vanity Fair di come è nata Sconfort Zone, la nuova serie in sei episodi in onda su Prime Video dal 20 marzo. Il comico spiega come “la sconfort zone è necessaria per sviluppare un rapporto”. L’attore, nella serie che definisce autobiografica, riflette anche sulla società di oggi, poco lucida e troppo attaccata alle cose.
L’utilità della “sconfort zone”
“La sconfort zone è necessaria per sviluppare un rapporto, un attrito col mondo reale, che sia un grande attrito come un grosso dolore, oppure un piccolo attrito come una cosa che ti va storta, come perdere il portafoglio. Io ho sempre provato disagio per qualche motivo fin da piccolo e questo disagio mi ha reso un pesce fuor d’acqua rispetto ai miei compagni, quello un po’ più strano, quello più serioso, ma in fondo mi è servito per sviluppare uno spirito critico verso il mondo”.
Nella nuova serie per Amazon, Maccio Capatonda interpreta se stesso, Marcello Macchia. Quarantaseienne di professione comico, nello show perde l’ispirazione. Dopo essersi confrontato con i suoi amici, interpretati dai veri Edoardo Ferrario, Valerio Lundini, Fru dei Jackal, l’attore mette a nudo le sue paure e le racconta, per cercare di ritrovare l’ispirazione creativa. “In ogni prova è andata in scena una mia paura reale, per esempio per me fare a botte è un grosso limite, ho grande paura del confronto fisico”.
Dipendenti da troppe cose
“Ognuno pensa al proprio piccolo mondo”, nota Maccio Capatonda. “Viviamo in un momento in cui non siamo liberi di agire ma siamo sballottati da un lato all’altro reagendo ai troppi stimoli che abbiamo. Siamo dipendenti da troppe cose, siamo attaccati a troppe cose, quindi non siamo lucidi. A me capita di fermarmi e dire ‘io voglio fare questa cosa, oppure io devo lavorare su me stesso per fare questa cosa’, perché siamo presi da troppi video, social, film, messaggi, persone, amici che ci contattano…”. Il comico sottolinea come la continua connessione impedisca alle persone di essere lucide. “Siamo costantemente connessi e questa cosa ci impedisce di avere un comportamento attivo invece che reattivo. Siamo davvero poco lucidi”.