La conferenza stampa è uno dei mali necessari dell’industria cinematografica; un modo per concentrare la massima attenzione mediatica nel minor tempo possibile. Ma i volti famosi che costituiscono l’attrazione più potente di una conferenza stampa non sempre apprezzano l’esperienza di affrontare il nastro trasportatore di interviste e apparizioni pubbliche. L’ultima a suggerire che la conferenza stampa sia un’esperienza tutt’altro che ideale è Lupita Nyong’o, star di Us, Black Panther e 12 anni schiavo, che l’ha definita una “tecnica di tortura”. In un’intervista con la rivista Glamour per promuovere il suo ultimo film A Quiet Place: Day One, la Nyong’o ha affermato di trovare “irritanti” le riunioni con la stampa e che il processo di fare un’intervista dopo l’altra in cui “diverse persone vengono traghettate” è una “tecnica di tortura”. “Devi dare a ciascuno di loro attenzione, concentrazione e una risposta articolata che hai appena dato alla persona prima. È irritante”.
Un modello rotto
Lupita Nyong’o non è affatto il primo a risentirsi della conferenza stampa, che è stata per decenni un punto fermo delle pratiche di marketing del settore. Mentre promuoveva il film sulla bomba atomica Oppenheimer di Christopher Nolan, per il quale ha vinto un Oscar come miglior attore, Cillian Murphy ha definito l’intenso ciclo di interviste e apparizioni sul tappeto rosso “un modello rotto”, suggerendo che il successo di Barbie e Oppenheimer – usciti durante lo sciopero degli attori che ha ridotto gran parte dell’attività promozionale – ha dimostrato che queste attività non sono affatto necessarie.
Altri hanno suggerito che le feste hanno un impatto negativo sulla salute mentale degli attori. Nel 2022, Jonah Hill ha dichiarato che si sarebbe ritirato dai tour stampa per “proteggersi”. Prima di far debuttare il suo documentario Stutz, ha detto: “Ho trascorso quasi 20 anni sperimentando attacchi di ansia, che sono esacerbati dalle apparizioni sui media e dagli eventi di fronte al pubblico… Tuttavia, non mi vedrete là fuori a promuovere questo film, o nessuno dei miei prossimi film, mentre faccio questo importante passo per tutelarmi. Se mi ammalassi ancora di più andando là fuori e promuovendolo, non mi comporterei fedele a me stesso o al film”.
Strategie errate
È noto che anche i nomi più famosi disprezzano il formato. Nel 2017 Tom Hanks descrisse le conferenze stampa come “obbrobri”, aggiungendo: “È un livello di strategia di branding aziendale al livello di hacker, e pensano che tu abbia la resistenza di un bue per trascinare questo film di merda oltre le linee temporali internazionali”.