L’intervista al Corriere della Sera di Drupi ripercorre la sua carriera dai primi passi nel mondo della musica, quando ancora non era “Drupi” ma un giovane idraulico con la passione per il rock. Riguardo la musica di oggi, Drupi apprezza Francesco Gabbani, ma ha dubbi su Mahmood: “È bravo, ma della sua canzone a Sanremo non si capiva un’acca. Ho pensato: ‘Che audio del menga’.
Da idraulico a imitatore dei Beatles
Il giovane Drupi, ancora non famoso, era un membro de Le Calamite: “Col primo gruppo ci chiamavano Le Calamite, imitavamo i Beatles, stessi capelli a caschetto. Li asciugavo a testa in giù e li schiacciavo col cappello. Eravamo bravi, ci sapevamo fare con le voci. Suonavamo al pub Demetrio di Pavia, nel pubblico me lo ha raccontato lei c’era una Maria De Filippi ragazzina”. Il successo di Drupi arrivò come un uragano: “Ci arrivai tardi. Non potevo più uscire per strada, mi inseguivano dovunque. Anche i paparazzi. Uno si appostò fuori dall’asilo di mio figlio“.
Sanremo, l’incontro con McCartney e la chioma folta
L’esordio di Drupi al Festival di Sanremo nel 1973 con Vado Via non fu dei più felici: si classificò all’ultimo posto. “Ci restai malissimo. La canzone era stata scritta per Mia Martini, io avevo inciso soltanto un provino per sentire come veniva. Ma poi sei mesi dopo ho avuto la mia rivincita: 9 milioni di dischi venduti, è stata cantata in 26 versioni, pure dagli Abba“. Nell’intervista Drupi regala un aneddoto il suo incontro con Paul McCartney: “A Londra, a cena, mi ignorò. Vent’anni dopo l’ho rivisto a Los Angeles, mi scrisse una dedica: ‘Al quinto Beatle’. Mi sa che lo faceva con tutti“. L’artista non taglia i capelli da quando era bambino, e la ragione è legata a un ricordo del suo passato: “Forse l’ultima volta avrò avuto dieci anni. Il nonno, che aveva fatto la guerra, mi raccontava dei tedeschi, scarponi pesanti e capelli rasati, il taglio corto per me divenne sinonimo di cattiveria. Non li curo troppo, crescono come la gramigna“
La musica di oggi tra apprezzamenti e dubbi
In particolare, loda Francesco Gabbani, definendolo un artista completo e originale. Ha qualche dubbio, invece, su Mahmood, pur riconoscendone il talento: “Lazza, Annalisa, Mahmood prodotti ben fatti, però musicalmente non mi dicono nulla. Mahmood è bravo, ma della sua canzone a Sanremo non si capiva un’acca. Ho pensato: ‘Che audio del menga’. L’ho scaricata e sono rimasto come prima. Le canzoni di Annalisa sono quattro accordi in croce che non mi emozionano. Massimo rispetto, eh. Le ballate di Vasco Rossi invece ti toccano il cuore. I testi di Gino Paoli: semplici, chiari”.