Renato Zero in occasione del suo nuovo album Autoritratto e un tour in partenza per l’estate, a La Repubblica si dice felice di tutto quello che ancora oggi gli sta accadendo: “Ci provo”, commenta. “Chi ha messo in circolo la felicità sapeva che non era una vittoria alla lotteria. Sono momenti, giorni, anni, strette di mano, addii, ripensamenti. Un frullatore meraviglioso”.
Un autoritratto fedele
Ma non è semplice fare un proprio autoritratto, e il cantante nell’intervista sottolinea. “È difficile farlo fedele all’originale, si esagera con le linee per stendere le rughe o allontanare una lacrima. Deve essere di consistenza e di severità verso sé stessi, se no che autoritratto è? Il mio è Fedele”. Renato Zero poi rivela che continuerà a restare single, a non essere di una sola persona. “Se avessi dovuto riempire la piazza del letto, mi sarei limitato. Mi sento altruista se posso scoccare le mie frecce verso la felicità di qualcuno. Quando mi imbatto in una coppia o in una famiglia felice, mi ricordo della mia”.
Il rapporto con il potere
Nell’intervista l’artista racconta anche del suo rapporto con il potere. “Il potere equivale alla solitudine. Va dato in quantità ragionevole”, fa sapere. “La cultura è potere, se la cultura diventa opinabile, gli squilibri appaiono evidenti. Se non avessi presenza non salirei sul palco, un artista depresso è un cattivo esempio e fa danni”. E infine, Renato Zero dice che non ha paura degli anni che passano, e che modificano il nostro corpo: “Gli anni passano. Non mi faccio negare nulla di quello che è l’approvvigionamento emozionale. Sarebbe stato orripilante se fossi rimasto sull’amaca a dondolarmi”. E infine: “Il fatto di essermi speso nei rapporti umani, con gli amici, i miei fratelli, non mi fa dubitare della bontà del tempo trascorso”.