È uscito Giorni felici, il nuovo album de La Rappresentante di Lista. Nonostante il nome dell’album, i testi parlano di argomenti solidi che di felice hanno poco: il dubbio verso il futuro, la paura, le relazioni complicate, quello che accade fuori e quello che accade nell’animo. Neanche la copertina è particolarmente allegra. “È un dipinto di Davide Bondielli, insinua un disagio, un’inquietudine, l’idea che la vita e le relazioni siano qualcosa di complesso. Nella tua casetta rassicurante il divano ti può inghiottire, il letto può diventare la gabbia della depressione“, dichiara la cantante Veronica Lucchesi al Corriere della Sera.
“I giorni felici sono un obiettivo, non il risultato di qualcosa che c’è già. Le nostre canzoni sono desideri, non un modo di affermare qualcosa in modo egocentrico. Sono intime e oneste senza la spavalderia della trap… Come fanno quei ragazzi, nei loro momenti di solitudine, a credere che tutto quello che dicono nelle loro rime possa essere vero? Mi fanno tenerezza il machismo, l’esasperazione di forza e potere dell’individuo che sono in quel genere, anche quando sento cantare una donna“, spiega il polistrumentista Dario Mangiaracina.
Il Tour partirà il 4 novembre da Trento
Il duo spiega le origini del sound dell’album. “Il suono arriva dagli anni ’60-’90: la musica che ci è rimasta addosso dall’adolescenza“. Il loro tour partirà il 4 novembre da Trento. “I musicisti saranno il tramite per dargli una tridimensionalità più potente” spiegano. Il gruppo si sofferma sul cambiamento che hanno attraversato i suoi brani, soffermandosi in particolare sul brano che lo ha reso più famoso a Sanremo. ”Ciao ciao’ non era pop leggero, anche se aveva la struttura di una hit. Scriviamo canzoni che pensiamo siano necessarie ma che hanno anche il diritto di stare nel mercato e in radio, ma senza compromessi», precisa lui. Quel brano ha rischiato di diventare una gabbia? Conclude lei: «C’è stato un momento in cui abbiamo guardato troppo fuori, al fatto che il pubblico potesse pensare che fossimo quello e basta, quando invece cerchiamo la complessità“.