Paola Turani in un’intervista al Corriere della Sera, racconta di una forte pressione psicologica che ha attraversato tanti anni fa, quando faceva la modella a Parigi. L’ex modella, affronta argomenti difficili, i disturbi sull’alimentazione e la nuova legge di Bilancio appena approvata. Il fondo da 25 milioni di euro per la lotta ai disturbi alimentari nel biennio 2023-2024 è stato cancellato dal governo. Paola Turani definisce il suo periodo a Parigi “Un ambiente tossico, un circolo vizioso, una trappola” dal quale però è riuscita a scappare.
Mangiava solo una mela al giorno per restare negli standard imposti
“Avevo vent’anni quando, in seguito a una forte pressione psicologica e un meccanismo malato per cui le taglie erano sempre più piccole, iniziai a mangiare meno, a saltare i pasti, poi a non allenarmi più per paura di ‘ingrossare’ e infine a mangiare solo una mela al giorno. Non so se queste parole potranno aiutare qualcuno, ma è giusto parlarne. Vivevo a Parigi, fare la modella non era semplice: molta competizione e standard altissimi. Ero finita intrappolata in un circolo vizioso pericolosissimo innescato nella mia testa, ma io amavo troppo il mio lavoro. Mi ero isolata da tutti, perché la malattia questo fa. Ti toglie tutto. Ricordo che più dimagrivo e più i miei agenti erano soddisfatti, io lavoravo di più. ‘Non sei mai abbastanza magra per Parigi’ dicevano. Per fortuna ha avuto la forza di reagire: “Un ambiente tossico, un circolo vizioso dal quale sono riuscita a staccarmi solo qualche anno dopo capendo che la mia vita contava molto di più di una stupida taglia e che se avessero voluto, mi avrebbero scelta anche con qualche chilo in più. Ma soprattutto, che stare con amici e famiglia aveva un valore troppo alto per perderlo”.
Una posizione netta
Un problema sempre più crescente in Italia “Il fondo per il contrasto dei Disturbi dell’alimentazione è follia. È inammissibile se si pensa che i DCA sono la prima causa di morte tra i giovani (Escludendo gli incidenti stradali) Di conseguenza verranno chiusi reparti, licenziati professionisti, molti pazienti e le loro famiglie si ritroveranno da soli ad affrontare situazioni difficili senza supporto perché i DCA necessitano di una terapia psicologica e fisica complessa che troppe volte si tende a sminuire o, peggio ancora, a ignorare”