“Leggete, solo così riuscirete a evolvervi”. Queste le parole di Fiorella Mannoia nella conferenza al PalaFiori. La cantante torna al Festival di Sanremo con un brano che sottolinea l’orgoglio di essere donna. Sono passati sette anni da quando la cantante sfiorò la vittoria sul palco dell’Ariston con Che sia benedetta, andata poi a Francesco Gabbani.
In ricordo del 25 novembre 1960
Oggi Fiorella Mannoia torna a Sanremo con Mariposa, un brano che ha preso le mosse da quanto accaduto nel 1960. “Il 25 novembre si ricorda la giornata internazionale contro la violenza sulle donne, questo perché il 25 novembre 1960 le sorelle Mirabal, dette Mariposas, furono trucidate dalla dittatura di Trujillo. Da allora ricordiamole sorelle Mirabal con la giornata mondiale. La canzone parte da li. Ero con Carlo [Di Francesco n.d.r.] e stavamo guardando la serie ‘L’urlo delle farfalle’ che racconta la storia delle sorelle. Carlo ha iniziato a scrivere alcune frasi ed è partita l’idea della canzone. L’unico riferimento a loro è la farfalla che imbraccia il fucile ma è anche un riferimento a tutte le donne che hanno combattuto, anche storicamente. È un manifesto femminile, ogni parola ha un significato, così canto l’orgoglio di essere donna”.
Inseguire sempre le passioni
E poi un appello importante ai giovani seguire sempre le proprie passioni. “Le passioni vanno perseguite. Noi, rispetto ai giovani d’oggi, siamo stati più fortunati, abbiamo avuto possibilità e tempo di crescere. C’era una seconda, una terza possibilità”, ha sottolineato Fiorella Mannoia. “Oggi è diventato tutto più complicato. Quando ho partecipato al Festival con ‘Caffè nero bollente’ avevo ventisette anni, oggi nemmeno ti fanno andare ai talent. Ma un consiglio che mi sento di dare è crescete, leggete, solo così riuscirete a evolvervi”.
La cantante è in prima linea nell’impegno verso l’uguaglianza di genere e contro la violenza sulle donne: “Noi donne abbiamo la consapevolezza della nostra emancipazione. Dobbiamo lavorare insieme, uomini e donne, per scardinare gli stereotipi. Tutti e due siamo vittime. Serve insegnare il rispetto degli altri”.