Immanuel Casto contro i finti canoni estetici

Fisico scolpito, ma dice: "la tartaruga non è un obbligo".

Immanuel Casto contro i finti canoni estetici.Immanuel Casto contro i finti canoni estetici.
Lifestyle

Immanuel Casto, al secolo Manuel Cuni delizia i follower con una serie di scatti che mettono in evidenza un fisico scolpito. Ma, avverte, non rispecchia esattamente la realtà. Personaggio estremamente poliedrico, Casto è un cantautore, ma anche un game designer, con all’attivo 4 album in studio, 15 giochi da tavolo, una biografia e 6 tour nazionali. Attivissimo nella comunità LGBTQIA, è stato  presidente del Mensa Italia, un’ associazione internazionale formata da persone con un QI al di sopra della media. Questa estate, è impegnato nel suo tour teatrale Non erano battute, in cui Casto condivide con gli spettatori considerazioni intime e profonde.

Un fisico scolpito, ma non come sembra

Recentemente, Immanuel Casto ha pubblicato sul suo profilo Instagram una serie di scatti che lo ritraggono in perfetta forma con tartaruga in bella mostra. L’artista però ha voluto precisare quanto segue: “Colgo l’occasione di questi scatti per ricordare però che ciò che mostrano NON rappresenta uno standard realistico (specie per gli over 40). C’è innanzitutto una componente di illusione, data dalle luci giuste e soprattutto da un leggero effetto pump; ossia l’aumento temporaneo del richiamo di sangue nei muscoli durante l’esercizio fisico. Considerate che questo effetto dura una mezz’ora scarsa, eppure spesso chi lavora nel fitness si fotografa esattamente in quella finestra, dando l’impressione di essere sempre così“.

La salute è un’altra cosa

Casto, che da attivista è solito inserirsi in dibattiti su valori e diritti, ha poi aggiunto: “Questa condizione fisica non va assolutamente identificata con un generico concetto di salute, poiché è possibile essere in salute anche senza avere la tartaruga. Insomma: io non intendo privarmi della soddisfazione di condividere risultati del mio lavoro e di parlare di ciò che A ME fa stare bene, ma non voglio nemmeno che queste condivisioni contribuiscano ad una concezione perversa degli standard estetici, in cui una condizione mantenuta (per N ragioni) da percentuali irrisorie della popolazioni viene proposta come canone.

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