Ghali ha avuto un’infanzia complessa, segnata dall’assenza di una figura paterna positiva. Suo padre finì in carcere più volte, la prima quando aveva solo 2 anni e la seconda il suo primo giorno di scuola. Nel corso di un’intervista a La Repubblica ha raccontato che deve tutto alla mamma Amel: “Era come se vegliasse su di me. Le cose più belle le ho scritte sempre con lei accanto”. E sulla musica ammette: “Mi ha tenuto lontano dai guai”.
Ha sempre creduto in me
La storia della madre di Ghali inizia in Tunisia, dove ha dovuto prendere una decisione difficile lasciare la propria casa in cerca di un futuro migliore: “A diciotto anni scappò dalla casa di sua zia. Portò con sé soltanto una borsa con dentro un paio di stivali Fuggì dapprima in Libia, da dove, un giorno, prese l’aereo per la Grecia. Da lì Berlino, Francia, Roma, quindi Milano”. La mamma lavorava come bidella e faceva le pulizie: “Da sola mi ha insegnato quello che in genere fanno un padre e una madre messi insieme. Anche di più. Intanto a essere educato. Poi la gentilezza e il gusto per lo stile. Soprattutto ha sempre creduto in me. Quando si arrabbia esplode in arabo.”
Invece il padre non è mai stato una figura positiva: “Finì in carcere la prima volta quando avevo due anni. La seconda lo arrestarono il mio primo giorno di scuola. Suonarono alle quattro del mattino e lo portarono a San Vittore”. Il rapper andò a scuola lo stesso, ma “in gran ritardo. Da allora non sono mai più stato puntuale. Non so, è come se avessi perso qualcosa”.
Il dolore è pop
La riflessione di Ghali sul dolore e la sua trasformazione in musica: “Il dolore è pop. Tutti provano dolore. Se riesci a trasformarlo in una canzone arrivi alla gente. La povertà la capisci solo se la vivi. Puoi solo creare per provare a uscire dalle tue mancanze”. Ha scritto la sua prima canzone: “In quinta elementare. Durante la ricreazione le maestre ci facevano fare delle gare di free style, che ci cantavamo l’uno contro l’altro. Sento che la musica è la mia casa una leva per il riscatto sociale. Mi ha tenuto lontano dai guai. A diciassette anni frequentavo Sfera Ebbasta, Rkomi, Tedua, Ernia. Nessuno pensava di poter svoltare un giorno la propria vita. Il primo tour l’ho fatto come spalla di Fedez. Avevo 17 anni, lui 22 o 23. Guidava lui, e a fine serata mi dava 50 euro. Sono i primi soldi che ho guadagnato”.
Poi la svolta, grazie a YouTube: “Aun certo punto capisco la potenza di internet. Comincio a pubblicare le mie canzoni su You Tube, con sempre maggiore cura. Il web è meritocratico”. Ninna Nanna nel 2017 fa il record di streaming.