Fabrizio Moro: “Viviamo in un sistema malato, non c’è più gavetta”

“Porto un rispetto enorme per Sanremo, ma no, non ci sarò”.

Fabrizio Moro: “Viviamo in un sistema malato, non c’è più gavetta”Fabrizio Moro: “Viviamo in un sistema malato, non c’è più gavetta”
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Fabrizio Moro non andrà a Sanremo ancora una volta. Fabrizio Moro è stanco dei criteri di scelta e del trattamento riservato ai cantanti della sua generazione. Il cantautore chiede rispetto e sottolinea che non farà la sala d’attesa, non si metterà in fila. Poi punta il dito contro un sistema che definisce ‘malato’, perché premia cantanti giovanissimi che non hanno una storia alle spalle.

No alla sala d’attesa

Fabrizio Moro ha vinto il Festival di Sanremo nel 2007 nella categoria giovani con Pensa e nel 2018 insieme a Ermal Meta con il brano Non mi avete fatto niente, e in un’intervista a La Stampa ha rivelato perché non ci sarà alla kermesse musicale. “Il cantautorato della mia generazione sta per essere soppresso. ‘A voglia’ a chiamarci per fare i concerti per la pace chiamate i rapper o i rapper che farciscono le classifiche di ‘streaming’ e vediamo cosa succede”. Il cantante ha lanciato una critica sulla gestione del Festival, sia a Carlo Conti che ad Amadeus. “Voglio godermi quello che sono riuscito a creare e costruire in vent’anni di carriera”, e poi a sottolinea a Luca Dondoni, il giornalista che l’ha intervistato: “Glielo dico, ho una storia sanremese piuttosto importante e viste le dinamiche che ci sono adesso non mi va di fare sala d’attesa insieme a una pletora di ragazzini che hanno pubblicato un singolo o poco più. Sanremo è una luce che ha illuminato il mio percorso e porto un rispetto enorme ma no, non ci sarò”.

Il problema delle piattaforme

Fabrizio Moro lancia una critica anche al sistema moderno del mondo della musica che privilegia i rapper sulla cresta dell’onda, che non hanno una storia alle spalle, ma nemmeno un futuro, e rischiano di diventare meteore. “Il vero danno lo hanno fatto le piattaforme di streaming”, precisa il cantautore. “Non ci sono filtri, prima dovevi affrontare il direttore artistico e lui ti diceva se era giusto o sbagliato quello che facevi oggi no. C’era un filtro tra te, i media e il pubblico. Oggi viviamo in un sistema malato, non c’è più gavetta”. E infine: “Ogni anno c’è il disco più ‘streammato’ della storia della musica ma è una bufala. Non è vero. Tra acquistare e ‘streammare’ è tutta un’altra cosa”.

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