Enzo Miccio: “I primi a non accogliere i gay sono altri gay”

"Dove mi sarei aspettato comprensione ho incontrato il pregiudizio".

Enzo Miccio: "I primi a non accogliere alcuni gay sono altri gay"Enzo Miccio: "I primi a non accogliere alcuni gay sono altri gay"
Lifestyle

Enzo Miccio ha lanciato il suo nuovo programma Top su Rai Due, iniziato il 19 ottobre. In un’intervista a Vanity Fair ha condiviso le sue esperienze personali e professionali. Evidenziando le sfide che ha affrontato come uomo gay nel mondo della televisione e nella vita: “Ho sempre sentito di dimostrare di valere come gli altri“.

“Pechino Express mi ha aiutato”

Quando diventi un personaggio pubblico un po’ ti devi proteggere, senza contare che tutti vogliono vederti perfetto, brillante, ironico ed elegante. Per molti anni ho cercato di esserlo per non deluderli, ma provavo una sorta di ansia da prestazione che mi ha portato a difendere ciò che sentivo. Sono sempre stato restio a parlare dei miei sentimenti e della mia vita privata perché sono molto pudico, cresciuto in una famiglia discreta che non ha mai dato spettacolo. Pechino Express mi ha permesso di mostrarmi per la prima volta senza la pochette e il doppiopetto, ma semplicemente come una persona che ama mettersi in gioco. Questo mi ha aiutato a essere un po’ più spontaneo e ad avere meno paura di mostrarmi per quello che sono”.

L’omofobia subita dal mondo gay

Miccio è rimasto deluso dalla comunità LGBTQIA: “Pechino Express è una cosa che ho fatto per me stesso. Senza contare che fin da bambino ho sempre sentito di dimostrare di valere come gli altri. Penso che fosse legato all’essere gay, anche se nessuno me l’ha fatto vivere come un minus. Sentivo, però, il bisogno di dimostrare a me stesso di essere uguale agli altri, se non più bravo. A scuola, per esempio, dovevo sempre prendere il massimo. Quando sei un bambino che vive in un paese del Sud, vedere la gente che si dà le gomitate mentre passi fa un male incredibile“.

Bollato come una “macchietta”

Un bisogno di riscattarsi: “Con gli anni ho capito che i primi a non accogliere alcuni gay sono altri gay. Questo mi ha molto ferito in passato. Lì dove mi sarei aspettato un’apertura o una comprensione ho incontrato resistenza e pregiudizio, come se mi bollassero come una ”macchietta”. Evidentemente quello che ho fatto non è stato sufficiente a riscattarmi. Ma continuerò nel mio cammino perché sono ancora sensibile al fatto che gli altri possano avere un’idea sbagliata di me. Gli anni sono un accumulo di esperienze, di delusioni, di successi e di porte in faccia che fanno parte di me. In questo momento mi sento molto fatalista. La perdita di Paola Marella, insieme alla quale ho condiviso gioie e dolori, mi ha molto scosso. Ho capito che è importante rallentare, prendersi del tempo”.

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