In occasione dell’uscita de La Caverna di Platone, il suo 26esimo album, Enrico Ruggeri parla con Today della musica e del modo di percepire il mondo di oggi. Il cantautore spiega di non avercela con la musica trap ma di essere “contro le brutte canzoni”. A proposito delle cose che non gli vanno giù parla dei tempi di oggi, di una realtà che non lo fa sentire a suo agio. Come artista può solo raccontarla o interpretarla.
La brutta musica
“Faccio musica e ascolto musica. Molta. Si fa presto a dire che non ci sono più gli autori di una volta ma non è nemmeno la cosa giusta da dire”, premette Enrico Ruggeri. “Mi hanno detto che sono contro la trap, contro la naturale evoluzione della musica. In realtà io sono contro le brutte canzoni”, spiega. “Il luogo comune delle parolacce o dei contenuti forti e politicamente scorretti, con me non funziona. Ho ascoltato per una vita Tom Waits, Bob Dylan, Lou Reed, gente che ogni tre righe parlava di droga, assassini e putt***. La verità è che se oggi uno scrive di un ragazzo che ammazza una vecchia e la sorella per derubarle magari ha scritto ‘Delitto e Castigo’. O magari ha scritto un brano orrendo che non ha ispirazione e nemmeno spessore. Purtroppo ‘Delitto e Castigo’ in giro non lo sento, ma sento tante brutte canzoni”.
“La caverna di Platone”
Dall’esordio nel 1981 con Champagne Molotov, Enrico Ruggeri è arrivato a produrre in studio il suo ventiseiesimo album, La caverna di Platone. Un lavoro di cui si dice pienamente soddisfatto. “Di questo disco sono molto soddisfatto. Penso sia un album attuale, che abbia un senso nel mio percorso e che, compatibilmente con quelli che sono i tempi di oggi, completamente diversi da quelli che mi hanno visto nascere e lavorare per così tanti anni, avrà il suo peso anche tra qualche tempo”. Un album che è un’allegoria che il cantautore scegli per parlare del mondo di oggi. “Non sono a mio agio con il tempo che viviamo, ma posso solo raccontarlo e interpretarlo. Mi piace quello che vedo? No, alcune cose mi mettono molto a disagio. Quello che sento e che ascolto nella migliore delle ipotesi è molto frettoloso, accelerato, distorto ed esagerato. Credo di tanto in tanto ci sia la necessità di fermarsi e pensare. Su un disco la cosa mi riesce più facile con qualche spunto che spero faccia pensare anche altri”.