Elio, all’anagrafe Stefano Belisari, in una recente intervista al Corriere della Sera, parla di come la comicità sia cambiata. Il cantante di Elio e le Storie Tese spiega: “Sono tutti con il freno a mano tirato, impauriti”.
La comicità cambiata
Elio, durante la lunga intervista, tra i vari temi toccati si sofferma sulla comicità. “Sono tutti con il freno a mano tirato, impauriti dal Grande Tribunale Sempre Aperto dei social che tutto giudica e condanna, che sanziona tutto quello che si permette di uscire dai canoni prefissati, non si sa bene da chi”. Poi aggiunge: “Non c’è mai stato un periodo così bigotto, così conservatore”. Il cantante ricorda anche come a seguito della partecipazione a LOL nel 2020 le persone si fossero profuse in ringraziamenti. “La gente ci ringraziava perché l’avevamo fatta ridere”, spiega. “Come fossimo dei salvatori dalla tristezza incipiente. Un tempo ci si divertiva tanto. Negli anni Settanta c’erano il terrorismo, la droga, i sequestri. Ma ridevamo come pazzi”.
La tragedia di Feiez
Un momento particolarmente difficile per il gruppo e per Elio è stata la morte di Feiez, a soli 36 anni. il polistrumentista ha lasciato il gruppo nel 1998, a causa di un’emorragia cerebrale. Elio ricorda: “Quando crollò, suonando, ebbi la sensazione che se ne fosse andato un pezzo di me, che nulla sarebbe stato più come prima”. Con Feiez il gruppo ha condiviso momenti esilaranti, come la volta del Concertone del 1991, come ricorda Elio: “Alle prove, il giorno prima, indossammo i panni dei bravi ragazzi, eseguimmo un repertorio classico. Ci fecero giurare che ventiquattr’ore dopo non ci saremmo mossi da lì”, racconta. “Poi però iniziammo un orrendo rap che raccoglieva tutte le informazioni pubblicate sui giornali in quel tempo su Andreotti, Cossiga, Ciarrapico. Interruppero la diretta e diedero la linea a Vincenzone Mollica. Quando arrivarono sul palco gli organizzatori per farci smettere, mi buttai per terra urlando: ‘Come Jim Morrison!’. Ci siamo chiusi in camerino, in attesa che accadesse qualcosa. Vedemmo dei carabinieri e ci dicemmo: ‘Ci siamo’. Invece volevano una foto”.