Edwige Fenech ha recentemente rilasciato un’intervista al Corriere Della Sera e ha partecipato come ospite a Verissimo in cui ha ripercorso la sua lunga e brillante carriera. Durante le interviste, l’attrice ha confessato di aver subito le molestie e ha parlato del movimento #metoo: “Era una situazione da denuncia, ma non ho denunciato perché non ero nessuno. Cosa ho pensato? Che finalmente qualcuno denunciava. A me è successo più volte di essere molestata da chi aveva il potere di farmi lavorare e non ho denunciato: chi mi avrebbe creduto?. Però, anche in situazioni pesanti in cui ho corso il rischio di essere violentata, sono riuscita a uscirne indenne: ho un riflesso col ginocchio che è una roba micidiale. Alle attrici di oggi consiglio di mirare col ginocchio dove sappiamo”.
Subì delle molestie durante un provino
Edwige Fenech ha ricordato un episodio vissuto durante un provino per un film: “Uscii dal palazzo con i vestiti strappati. All’epoca non c’erano i telefonini. Allora sono andata alla stazione di servizio vicina e ho chiesto di chiamarmi un taxi. Lì un signore mi ha chiesto: ‘Vuole che chiami la polizia?’. Io ho risposto: ‘No, solo un taxi’. Quella persona ha visto le mie condizioni. Me la sono cavata bene. Una ginocchiata posta bene può essere molto efficace. Oggi è più facile essere creduti, anche se c’è ancora molto da fare. Allora mi avrebbero preso per una mitomane“.
Dopo un periodo dedicato alla produzione cinematografica, l’attrice è tornata a recitare come protagonista dell’ultimo film di Pupi Avati, intitolato La Quattordicesima Domenica Del Tempo Ordinario. La Fenech ricorda la gavetta dai film erotici fino ad arrivare alla carriera da produttrice: “Avevo bisogno di lavorare e non ero schizzinosa, anche perché in Algeria non esisteva la distinzione tra film di serie A e di serie B. Non rinnego niente: alcuni film cosiddetti erotici erano carini, ben fatti, con attori bravissimi. È così per tutti gli attori: nessuno arriva subito al film geniale. È un mestiere in cui dipendi sempre da altri. La carriera di produttrice mi è piaciuta, anche se per le preoccupazioni non dormivo la notte. Non ho avuto le porte che si aprivano da sole, ma ho dovuto spalancarle a testate. La rivincita? Il successo di ‘Commesse’, che la Rai aveva tenuto due anni nel cassetto, temendo che una storia di sole donne non piacesse”.