Oltre due milioni di persone in Italia sono vittime del revenge porn, principalmente ragazze under 30. Le denunce sono in aumento in ogni regione d’Italia. Si parla di Revenge Porn (o “vendetta pornografica”) quando immagini e video intimi sono diffusi in rete senza il consenso della persona. Spesso accade alla fine di una relazione, per vendetta da parte dell’ex. Ma può succedere anche in casi di bullismo tra i più giovani o di sexting, sempre più diffuso tra gli adolescenti.
A Sulmona un caso significativo
L’ultimo episodio tre giorni fa: il tribunale di Sulmona ha condannato un 21enne a un anno e quattro mesi di reclusione per aver pubblicato su Instagram una ‘storia’ con foto intime della sua ex fidanzata. Un caso significativo perché si tratta della prima condanna del genere nel Tribunale di Sulmona dopo l’entrata in vigore della legge che ha introdotto due fattispecie di reato: la diffusione di immagini o video a contenuto sessualmente esplicito, senza il consenso delle persone rappresentate, sia da parte di chi queste immagini le ha realizzate, sia da parte di chi le riceve e contribuisce, così, alla loro ulteriore diffusione al fine “di creare nocumento alle persone rappresentate”.
I dati: un fenomeno che preoccupa
Il fenomeno sta assumendio proporzioni preoccupanti. Lo confermano anche i dati dell’associazione no-profit PermessoNegato, che si occupa del supporto tecnologico, legale e psicologico alle vittime di pornografia non consensuale. L’anno scorso PermessoNegato ha ricevuto più di 1.700 richieste di assistenza.
Come ha spiegato Nicole Monte, avvocato esperta di Diritto delle tecnologie, co-founder e vice presidente di PermessoNegato, i numeri sono impressionanti: “La pornografia non consensuale, di cui fa parte il revenge porn, fa circa 2 milioni di vittime nel nostro Paese, e sono 14 milioni gli italiani che guardano in Rete immagini di pornografia non consensuale. L’età media delle vittime è 27 anni, per il 70% sono donne e il 30% uomini».