Paola Iezzi: “Ho sempre avuto il terrore di trasformarmi”

La cantante: "Era come se fossimo un mostro mitologico a due teste".

Paola Iezzi: “Ho sempre avuto il terrore di trasformarmi.”Paola Iezzi: “Ho sempre avuto il terrore di trasformarmi.”
Protagonisti

Paola Iezzi, che in questo momento sta vivendo una nuova stagione artistica dopo essere tornata a far gruppo con sua sorella Chiara, ha parlato di questo particolare momento di vita che sta vivendo.

Diciotto anni simbiotici

Paola Iezzi ha chiarito che non ha un buona rapporto con il cambiamento. “Ho sempre avuto il terrore di trasformarmi. Amo l’idea di cambiare, ma vorrei restare comunque me stessa. Non voglio che la vita mi porti a essere qualcuno che non riconosco”. E ovviamente essere stata parte di un duo per così tanti anni non ha giovato. “Abbiamo vissuto per diciotto anni in modo simbiotico scrivendo le canzoni insieme, producendole in studio: è stata una grande fatica di cui sono orgogliosissima. Quando è finita è come se tutto si fosse sgretolato e io dovevo ricostruirmi daccapo un’identità. Per fortuna da quell’esperienza è uscito qualcosa di nuovo e di buono. Ripenso alle persone della rubrica che chiamavo e che mi aiutavano a realizzare dei videoclip pazzeschi e dei lavori incredibili a quasi budget zero. Persone con le quali lavoro ancora oggi che mi rendono orgogliosa e grata di quello che ho“.

Due persone diverse

Ma forse oggi pare che il pubblico abbia compreso che Paola e Chiara sono ‘identità differenti’. “Era come se fossimo un mostro mitologico a due teste, considerando la simbiosi in cui vivevamo“, ha precisato la cantante. “Quell’unione aveva i suoi lati belli e positivi perché ci ha permesso di raggiungere il successo e di avere un’identità riconoscibilissima, iconografica, ma il problema è che quasi nessuno distingueva l’una dall’altra. Spesso andavamo in giro per strada e uno diceva: ‘Guarda, c’è Paola e Chiara’, anche se c’era solo una di noi due. Durante la separazione ci siamo ricostruite, e questo ci ha permesso oggi di lavorare di nuovo insieme con una nostra identità”.

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