“Sono Maya Shem, ho 21 anni e vengo da Shoham. Al momento sono a Gaza. Stavo tornando sabato mattina dalla zona di Siderot. Ero alla festa. Ho una brutta ferita al braccio. Mi hanno portato a Gaza e mi hanno operata qui. Si prendono cura di me… si prendono cura di me dandomi le medicine. Va tutto bene. Tutto quello che chiedo è di portarmi a casa dai miei genitori e dai miei fratelli. Per favore, fateci uscire di qui il prima possibile.”
Un video diffuso da Hamas, insieme all’epigrafe dell’organizzazione che potrebbe essere l’inizio di una trattativa. Non c’è altro che il volto di una ragazza pallida, stanca, ferita. Strappata da una notte spensierata nel Negev e gettata in qualche bunker bombardato della Striscia di Gaza. I rapitori – per voce di uno dei loro leader storici, Khaled Mashal – avanzano una richiesta di riscatto. Una prima tranche per Maya e una metà degli altri ostaggi stranieri: la liberazione di seimila palestinesi, “uomini e donne”, detenuti nelle carceri israeliane di massima sicurezza.
La reazione francese
Maya ha anche passaporto francese e nei giorni scorsi i suoi genitori avevano ricevuto la visita del ministro arrivato da Parigi, Catherine Colonna. Proprio lunedì c’è stato l’incontro a Tel Aviv con i diplomatici francesi, che a loro volta hanno incontrato il ministro degli Esteri israeliano Eli Cohen. A sorpresa, è lei la prima a riapparire dal buio di dieci giorni. In quel video c’è “l’ignominia che rappresenta la presa di ostaggi innocenti e la diffusione odiosa delle loro immagini”, commenta il presidente francese Emmanuel Macron.