Massimiliano Varrese ha raccontato nella casa del reality show il dolore per l’omicidio dello zio, avvenuto nel 2016. L’attore ha spiegato che la morte dello zio ha avuto un impatto profondo sulla sua vita e sulla sua carriera. Il racconto di Massimiliano è un racconto di dolore, di perdita e di riscatto.
La sua avventura nel mondo dello spettacolo
“Mi sono sempre messo in discussione – ha detto -, mi sono messo a riflettere se fosse giusto aver ottenuto tutto quel successo. C’erano periodi in cui non potevo uscire di casa: è durato diversi anni. Poi sono arrivate le fiction, ma subito dopo l’omicidio dello zio gli ha cambiato la vita. Gli chiesi di lavorare per me invece che in discoteca, ma non ho mantenuto la promessa e pochi mesi dopo lo uccisero. Il senso di colpa mi ha fatto distruggere tutto, ma oggi vorrei regalare i sogni ai giovani”
La chiamata del padre
“Io mi sono svegliato con dei dolori lancianti al petto nella stanza d’albergo dove ero proprio nell’orario in cui fu ucciso mio zio. La mattina dopo verso le sei ho ricevuto la chiamata di mio padre, gli dissi: non mi dire che lo zio è morto”
La vita di Varrese cambia completamente:
“Mi sono fatto carico di un senso di colpa ingiusto per l’omicidio di mio zio nel periodo di più grosso successo della mia carriera. Lui faceva il buttafuori, aveva un bambino di cinque anni: gli dissi non andare più in discoteca e lavorare per me. Non ho mantenuto questa promessa e pochi mesi dopo mi arriva la telefonata in cui avevano assassinato mio zio in discoteca mentre faceva il suo lavoro. Da lì in poi è iniziato per me un percorso di grande sofferenza, sono entrato in una sorta di autopunizione. Ho iniziato a perdere contratti e opportunità, ma ora mi sono mi sono ripromesso di godermi la vita ogni giorno come un dono perché essere distratti non è bello”
Soccombere o decidere di crescere
“Questo pensiero mi ha distrutto, uscirne è stato un lungo percorso. I primi anni non me ne sono reso conto, ma a 30 anni avevo realizzato molti sogni. Mi stavo trasferendo a Los Angeles, poi è arrivata la notizia della morte di mio zio. Nei due anni successivi sono andato a vivere in campagna, da solo, con il mio cane. Senza telefono e senza mail. Avevo due possibilità: soccombere o decidere di crescere, ho deciso per la seconda”