Beatrice Luzzi racconta il suo passato e la sua carriera, a partire dalla fiction Vivere, che la lanciò al grande pubblico all’inizio degli anni Duemila.
Le domande a “L’Eredità”
Beatrice Luzzi si racconta in una lunga intervista al Corriere della Sera e ci tiene a sottolineare che non è importante che possa risultare antipatica. “Il mio compito era avere un’opinione e suscitarne altre, l’ho svolto a dovere. Divisiva lo sono sempre stata, però penso di aver detto cose di senso comune. Sul web ho una schiera di sostenitori che cresce”. La fiction Vivere è stata l’inizio della sua carriera. “Quando la lasciai guadagnavo 12 milioni di lire al mese, ero superpopolare ma quel ruolo mi stava consumando l’anima. E l’ho mollato. L’ho pagata cara, per rimettermi sul binario ci ho messo un po’“. Racconta alcuni aneddoti parlando del suo passato: “Ero al culmine della popolarità, tutti mi chiedevano l’autografo. Madonna stupita mi chiese: ‘Ma tu chi c***o sei?’”. Per tre anni ha scritto le domande a L’Eredità: “Lavoro di fine intelletto, sondavo tutto lo scibile umano, domande e risposte passano tre fasi di verifica, anche le risposte sbagliate devono essere credibili. Una faticaccia, facevo ricerche dodici ore al giorno”.
L’aggressività femminile
Beatrice Luzzi ha fatto sapere che in questo momento per l’amore non c’è spazio nella sua vita. “Ho due figli adolescenti, è una fase delicata, richiedono attenzioni. Se dovessi lasciarmi andare alla passione avrebbe la meglio su tutto il resto”. E sulla storia con Giuseppe Garibaldi durante il reality show: “Connessione ancestrale profonda, una magia che poi non si è integrata nella realtà”. Poi ha criticato alcuni modelli di donna: “È stata esaltata l’aggressività femminile come espressione di forza, libertà, autonomia, invece è tale e quale a quella maschile. Le donne prevaricanti e prepotenti sono pericolose e da condannare, invece vengono assolte in quanto femmine, io contesto questa difformità. Finora mi hanno contestato, tra qualche mese mi daranno ragione”.