Lorenzo Richelmy: “Fare l’attore è un atto d’emancipazione”

“Quella libertà di cui tanto parliamo è limitata da pregiudizi e preconcetti sociali”.

Lorenzo Richelmy: “Fare l’attore è un atto d’emancipazione”Lorenzo Richelmy: “Fare l’attore è un atto d’emancipazione”
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Lorenzo Richelmy parla della libertà limitata da pregiudizi e dai preconcetti sociali, del suo rapporto con l’arte della recitazione e dei social network. L’attore, di recente al cinema con Fino alla fine di Gabriele Muccino, in un’intervista con Sky Tg 24 rivela che sta lavorando un progetto ‘segreto’ ambientato negli anni Settanta.

Mettere in dubbio le certezze

Lorenzo Richelmy sul ruolo del Komandante in Fino alla fine dice: “Sono un grande viaggiatore, sono stato spesso in Asia, ma non ero mai stato a Palermo. Eppure sono molto campanilista, e dopo questo film sono ancora più orgoglioso di essere italiano. Inoltre, credo che il mestiere dell’attore abbia in sé qualcosa di biblico: insegna a mettersi nei panni degli altri, a comprenderli, a capirli. Quando vestiamo i panni di un altro, abbattiamo le barriere e il giudizio. Anche perché oggi parliamo tanto di libertà, ma di fatto quella libertà è limitata da pregiudizi e preconcetti sociali. E qui sottolinea che cosa vuol dire per lui essere un attore: “Ecco, per me fare l’attore è un atto d’emancipazione. Mi aiuta a mettere continuamente in dubbio le certezze e la realtà, e questo è importante, soprattutto per le nuove generazioni. Siamo in un momento storico in cui ci sentiamo tutti giovani, dimenticando che sono state le responsabilità e il sacrificio a far sì che, in questa parte di mondo, oggi possiamo vivere una vita migliore. Fare l’attore, per me, è un modo per soffiare sulla carbonella del cambiamento”.

La pericolosità dei social

Alla domanda su un ruolo che gli piacerebbe interpretare, l’attore rivela: “Mi piacerebbe molto interpretare il ruolo di un transessuale, e ci sono anche andato vicino, ma poi tutto è sfumato. Era un ruolo piccolo, al fianco di Dustin Hoffman, che mi ha scartato quando ha saputo che, nella realtà, non sono transessuale. Mi è dispiaciuto molto che fare quella scelta sia stato proprio lui che, in Tootsie, ha vestito in maniera straordinaria i panni di una donna. Ci sono interviste su YouTube, che consiglio a tutti, in cui racconta quanto male gli facesse non riuscire a rendersi attraente. Per strada nessun uomo si girava a guardare la sua Dorothy, e lui ne soffriva. Credo che il politicamente corretto di oggi talvolta ci impedisca di scoprire e, dunque, di comprendere”. Sui social Lorenzo Richelmy ha costruito un rapporto positivo con chi lo segue. “I social media sono pericolosissimi, perché alimentano sofferenza, paragoni inutili, invidia”, chi tiene a specificare. “Io ho avuto a lungo un rapporto problematico con essi, poi mi sono reso conto di voler portare lì sopra la mia positività. Cerco sempre di stare molto attento, perché il mondo è già pieno di giudizi dati dalla volontà di darsi un tono. Non essendo più un ventenne, mi sembra giusto stare sui social con un po’ di responsabilità.

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