Per Les Votives i canoni estetici sono cambiati e la ricerca della particolarità ha portato anche a innamorarsi dei difetti altrui. Il gruppo, secondo classificato nell’ultima edizione di X Factor, si racconta a FqMagazine, affrontando anche il tema della tecnologia e del suo uso smodato che porta a separare le persone. Il gruppo formato da Riccardo Lardinelli, Angelo Randazzo e Tommaso Venturi ha debuttato il 4 aprile con l’EP Window, preceduto dal singolo Feel Alright. La band si prepara al primo tour con due date, l’11 aprile a Torino e a Bologna il 15 aprile.
La bellezza del difetto
“Quello che notiamo è che sta un po’ cambiando il canone di bellezza che la società vuole imporci. C’è più attenzione all’imperfezione, al difetto per ricollocarli nella normalità”, spiegano i Les Votives. “In alcuni casi quell’imperfezione si mostra come tratto distintivo di orgoglio. Anche più banalmente l’altro giorno con i ragazzi della produzione del video abbiamo scelto le comparse del nostro video. Abbiamo aperto le cartelle di modelli di modelli e abbiamo notato che c’è proprio un ritorno alla particolarità e si ricerca sempre una cosa proprio fuori dal canone estetico di Barbie e di Ken”, raccontano. “Pensiamo sia una cosa che è molto bella. Il bello non è il bello come lo si pensa genericamente, ma il bello è il fatto di innamorarsi anche dei difetti, delle piccole cose, delle piccole cose sia del comportamento di una persona che dei suoi connotati visivi. Il concetto di diversità è una cosa che ci accompagna e ci ha sempre accompagnato”.
Tecnologia che divide
“Quello che notiamo dei nostri coetanei è che manca l’interazione umana e c’è tanta solitudine, questo specie dopo l’esperienza traumatica come quella del Covid. Tra l’altro il concetto di solitudine è molto presente nelle grandi città e riguarda anche chi è più grande d’età”. Poi una riflessione sui social e Internet. “I social e i Web sicuramente sono mezzi che, anche nel nostro caso, sono serviti parecchio. Ma possono unire come dividere molte volte. L’uso eccessivo della tecnologia separa le persone dai contatti reali. Poi li vedi ai concerti che si incontrano, parlano, si scambiano i numeri di cellulari e allora pensiamo che c’è ancora speranza che spazza via la mancanza di contatto umano”.