Lazza parla del successo, di come ha imparato a difendere la sua vita privata, degli hater e del suo rapporto con il mondo musicale. In occasione dell’album Locura, appena uscito, il trapper si racconta e parla del suo lato artistico ‘oscuro’.
Il successo inaspettato
Lazza, un successo così, non se lo aspettava. Intervistato da Rolling Stones dice di essere scioccato dalla fama. “Chiaramente un po’ mi ha condizionato, anche se mi piace fare quello che faccio, non lo considero solo lavoro. Non ho avuto pressioni da parte dei discografici, mi lasciano fare, rispettano i miei tempi”, ha sottolineato il rapper. “E gli hater sono benvenuti, se ci sono solo fan vuol dire che sei uno scemo, non è vero che sei il capo. Devi avere qualcuno a cui non piaci, anche se ci sono hater di diverso tipo. C’è quello che fa la critica costruttiva, ‘non mi piaci per questo motivo’, e lo rispetto. Invece gli odiatori seriali, quelli che mi danno gratuitamente del nano mi danno fastidio” dice. Purtroppo, oltre agli haters c’è anche altro. “Ci sono degli episodi che mi mostrano quanto l’essere umano possa essere squallido. Dalla richiesta di un fan di fare un videosaluto mentre sto pisciando all’autogrill al tifoso che augura la morte alla mia fidanzata o a mio figlio perché tengo per una squadra diversa dalla sua. Ci sono lati del successo che sono una mer**“, poi precisa il cantante.
Sorridere nei momenti giusti
Ma Lazza non sorride mai? Qualche volta. “Sorrido nei momenti giusti. Se volevo essere simpatico facevo il comico, e molti comici fuori dal lavoro non sono neanche simpatici”, dice l’artista. “Crescendo ho imparato a difendere la mia riservatezza, non mi piace che entri in confidenza se no ti do il permesso. Non è un atteggiamento da presuntuoso, è un mio diritto: se uno ha una giornata di mer**, pensa di potersi scaricare su di me insultandomi dimenticando che non ci conosciamo, ed è tutta colpa dei social. In mezzo alla strada non lo farebbe mai”. Il rapper ammette che il suo momento creativo si manifesta soprattutto nei momenti di tristezza e infatti dice: “La mia vena artistica viene fuori sempre quando c’è qualcosa che non va. È una cosa molto comune, anche nei musicisti classici: si dice che Chopin fosse un depresso cronico. Quando sono felice di solito sono sul palco, non sto scrivendo“.