Giuliano Sangiorgi parla del nuovo album Free Love, nell’intervista rilasciata a Today, spiegando come di amore libero si parli dagli anni Sessanta. L’album, in cui i Negramaro collaborano con artisti come Fabri Fibra e Jovanotti, è una celebrazione del tempo che sta cambiando con le nuove generazioni.
“Free Love”
“Quelle del titolo sono parole che fanno ancora paura, neanche fossimo nel medioevo”, comincia a spiegare Giuliano Sangiorgi. Anche se amore e libertà, viene sottolineato, sono le parole più vecchie del mondo. “Soprattutto, sono concetti che pensavamo di avere dato per assodati. E invece ci ritroviamo a inseguirli. Poi, di amore libero, che è il vero significato del titolo, si parlava addirittura già dagli anni sessanta”. In Free Love, dove il cantante duetterà con altri artisti, tra cui Fabri Fibra, Jovanotti e Tiziano Ferro, il tema centrale è proprio l’amore e i diritti che ne derivano. “La verità, credo, è che la storia procede per costruzione e distruzione. Tante conquiste, in termini di diritti, vengono messe in discussione, e mi spiace. Ma anche tante convinzioni secolari stanno vacillando, davanti alle nuove generazioni. E finalmente”.
Il futuro e l’IA
Il rapporto con il futuro e l’IA Giuliano Sangiorgi lo definisce “contradditorio”. L’artista parla poi del potenziale della tecnologia sia in termini positivi che negativi. “Trovo miracoloso che l’uomo abbia inventato i robot, l’intelligenza artificiale e il resto. Mi spiace vedere come vengono usati, potrebbero essere grandi soluzioni, che so, per la medicina, e invece tolgono il lavoro ai poveri”. Poi la controparte della tecnologia che solleva in lui dei dubbi: “Mi spiace, allo stesso modo, che un Elon Musk si metta a fare certa propaganda, piuttosto che filantropia. Il rischio, per il futuro, è che i ricchi avranno i robot in casa e i poveri niente, neanche un lavoro”. E sull’IA dice di non sentirsi particolarmente minacciato dal punto di vista artistico: “Non troppo, in realtà. Con Lorenzo Jovanotti, durante una diretta, abbiamo fatto una prova: le abbiamo chiesto di scrivere un pezzo come i nostri duetti, ‘Cade la pioggia’ e ‘Safari’. Il risultato era simile, ma non ci apparteneva. Il background culturale, prima che l’anima in sé, non può essere trasferito in una macchina: è ciò che rende ogni autore e ogni tradizione letteraria unica”.