I primi giorni di dicembre scorso è uscito su Netflix il film May December, diretto da Todd Haynes. La storia, che ha fatto molto discutere, vede protagonista Natalie Portman, che veste i panni di un’attrice che viaggia per incontrare e studiare la vita della controversa donna (Julianne Moore) che interpreterà in un film. Intervistata dal Wall Street Journal, la Portman ha voluto raccontatore il proprio percorso attoriale, totalmente distante dal personaggio che si trova ad interpretare. Poiché quello che fa la protagonista del film è di fatto uno studio attoriale che richiama in modo evidente il famoso Metodo Stanislavskij.
Che cos’è il Metodo Stanislavskij?
Si sente spesso parlare del “Metodo” impiegato dall’Actor’ s Studio, che ha acquisito ormai una fama universale, soprattutto perché da quella scuola sono passati quasi tutti i divi di tre generazioni attoriali: da Brando a Paul Newman, a Robert Redford, Steeve Mc Queen, Jane Fonda, alla Monroe della prima generazione, ai vari Al Pacino, De Niro, Duvall della seconda, a Sean Penn, Brad Pitt, Harrison Ford, della terza. Ma che cos’è il metodo? Si tratta di un particolare approccio alla recitazione che porta gli attori che scelgono di applicarlo a immergersi in trasformazioni fisiche e psicologiche molto profonde. Citando le parole di Sinemah.net: “Il principio basilare del Metodo è la ricerca totalizzante, si potrebbe dire paranoica, dell’immedesimazione dell’attore nel personaggio, che deve essere fisica ma soprattutto interiore, un’elaborazione psichica che l’attore deve perseguire anche al di fuori del set, portandosi il personaggio a casa, di notte e di giorno per sostituirsi a lui in tutti i modi.”
Il Metodo: non tutti possono
Ebbene, Natalie Portman ha dichiarato che il Metodo è un procedimento che non tutte le donne possono permettersi di utilizzare. L’attrice è molto devota al proprio lavoro: ha perso 20 chili per interpretare la prima ballerina in Black Swan e ha trascorso ben 10 mesi ad allenarsi per far oscillare il martello magico in Thor: Love and Thunder. Tuttavia, racconta di non aver mai utilizzato questa tecnica per la creazione di un suo personaggio: “Mi sono immersa molto nei ruoli, ma onestamente penso che sia un lusso che le donne non possono permettersi. Non credo che bambini o colleghi sarebbero molto comprensivi se pretendessi che tutti mi chiamino Jackie Kennedy per tutto il tempo” dichiara. Ovviamente, questo non significa che la preparazione della Portman sia minore rispetto a quella degli attori che usano il Metodo: per Il Cigno nero, appunto, film che le permise di vincere l‘Oscar, l’attrice ha seguito un corso di danza per mesi, riformulando la propria dieta e limitandosi a mangiare, per un periodo, solo mandorle e carote. Per preparare il suo balletto era persino arrivata a perdere le unghie dei piedi e rompersi una costola per dare il meglio di sé. Nonostante questo, però, afferma di essere ancora n grado di separarsi dal personaggio che interpreta.
La risposta a Carey Mulligan
Secondo Natalie Portman, diventare un’attrice totalmente asservita al Metodo non sarebbe in linea con il suo ruolo di madre, a causa dell’impatto che avrebbe sulla sua vita domestica. In particolare, il commento di Natalie sulle attrici donne e l’uso del Metodo seguono una recente dichiarazione di una sua collega, Carey Mulligan, che non aveva mai sperimentato questa tecnica fino a poco tempo fa, per interpretare il ruolo del film Maestro, per la regia di Bradley Cooper. L’attore, qui anche regista appunto, ha infatti voluto lavorare su questo biopic abbracciando in pieno la scuola del Metodo, e arrivando lui stesso a una somiglianza incredibile con il musicista-compositore che interpreta, rimanendo nel personaggio di Leonard Bernstein anche durante la regia. La Mulligan ha raccontato a Variety come si è preparata per il ruolo:“Era tipo: Se hai intenzione di farlo, devi farlo completamente, completamente. Quando l’ha detto, ho pensato: Okay, farò assolutamente tutto. Farò tutte le ricerche. Farò tutte le cose sul dialetto. Farò di tutto, in modo che quando salirò sul set, sarò in grado al 100% di sentirmi come se fossi sul palco e avere quella sensazione di ‘non ricordo cosa è successo.”
Perché la Portman rifiuta il Metodo
Sicuramente, il Metodo può portare molti attori a vivere situazioni decisamente estreme: ad esempio, De Niro per un periodo ha lavorato come tassista per preparare il suo ruolo in Taxi Driver, e ha imparato l’italiano e ha vissuto in Sicilia per Il Padrino Parte II. Così pure Al Pacino, che ha finto di essere cieco mentre girava Profumo di donna, e sembra che Leonardo Di Caprio abbia mangiato fegato di bisonte crudo e si sia infilato nella carcassa di un cavallo durante le riprese di The Revenant. Natalie Portman, dunque, dichiara di non ritenere, come donna, di essere in grado di immergersi completamente nel personaggio in questa maniera, vivendo come se fosse il personaggio, per via degli altri doveri che deve adempiere nella vita come moglie e madre. E condivide una riflessione riguardo ai limiti che, purtroppo, hanno ancora le donne a livello sociale: “Non importa le circostanze della vita di una donna, se è molto privilegiata o svantaggiata, il fattore unente sono i limiti posti dalla società su ciò che le donne possono essere, come possono comportarsi, cosa è loro permesso di dire e pensare e sentire e fare, quindi la storia di ogni donna cerca in qualche modo di liberarsene”.