Jodie Foster parla della sua esperienza nella serie TV, del suo personaggio e del cambiamento del ruolo delle donne nel cinema. L’attrice protagonista della quarta stagione di True Detective disponibile su Sky e Now, racconta al Corriere della Sera il suo ruolo nella serie in cui interpreta un’agente donna in una missione tra i ghiacci dell’Alaska.
Il fascino del personaggio complesso
La Foster apprezza il fatto che la sua detective Liz Danvers sia un personaggio “orribile“, con difetti evidenti come l’egoismo, l’insensibilità e il razzismo: “Mi piace quanto è orribile. È egoista, insensibile e razzista. Ma poi scopri che tutto nasce dal dolore che ha covato per anni. E inizi a individuare degli spiragli di luce. L’aver capito che l’ansia e le preoccupazioni non ti aiutano praticamente mai nel lavoro e che se ti rilassi tutto va meglio. Devi, semplicemente, lasciarti andare. Ci ho messo 58 anni, ma ora lo so“.
Quasi 40 anni dall’ultima serie TV
Ha rifiutato nella serie il ruolo di una donna più giovane, ha scelto di mostrarsi con le sue rughe e senza trucco, dando vita a un personaggio complesso segnato dalla paura e dal dolore. Jodie Foster ha aspettato il momento adatto per tornare al mondo delle serie TV: “Aspettavo il progetto giusto. Quando ho letto la sceneggiatura ho capito che c’era qualcosa di miracoloso, poi è scattato un grande lavoro di collaborazione con la regista Issa López, ne sono fiera”.
Attratta dai thriller
Jodie Foster ha un’evidente predilezione per il genere thriller. Non solo ha recitato in alcuni dei thriller più iconici della storia del cinema, come Il silenzio degli innocenti, ma ha anche dichiarato che si tratta di uno dei generi che le piace di più: “Uno dei momenti più felici della mia carriera è stato quando ho girato Il silenzio degli innocenti. La cosa curiosa è che trovo una connessione tra questi progetti: entrambi hanno un elemento horror e scavano nelle emozioni, nella psicologia dei personaggi. Se sai fare questo, scatta qualcosa di potente”.
Il ruolo della donna nel cinema
“Decisamente. Negli anni Settanta sul set non vedevo nessun altro volto femminile eccetto il mio e quello di qualche truccatrice. Questo ha fatto sì che io sia stata “educata” in questo mondo da molti padri e fratelli che, di conseguenza, mi trattavano come una figlia o una sorella. Era la mia prospettiva. Le cose sono cambiate ma ci è voluto molto tempo, anche per essere dirette da donne, come è successo adesso a me. Issa Lopez è la regista migliore con cui ho mai lavorato”,