Chiello: “La musica è sfogo, spontaneità”

“Per me la trap è sfogo, è tutto lo sporco della vita che emerge, e che ci vuole”.

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Musica

Chiello, all’anagrafe Rocco Modello, in occasione dell’uscita del nuovo album, Scarabocchi, il terzo da solista, parla con La Repubblica del significato della musica e del suo progetto: “sfogo, spontaneità”. Il trap rimane qualcosa che lo accompagna e di cui sente la presenza nella sua produzione musicale. “Per me la trap è sfogo, è tutto lo sporco della vita che emerge, e che ci vuole”. L’artista tuttavia ammette la l’importanza del cantautorato, capace di fornire risposte a grandi domande della vita.

La musica e la spontaneità

La musica? “Sfogo, spontaneità. Capisco chi sono facendo canzoni, di getto, in cui tiro fuori i pensieri che ho in testa che altrimenti non riuscirei a trovare”. Il disco Scarabocchi, spiega, nasce per via della direzione imprecisa dei brani che contiene, derivata dall’aver scritto di getto. “Perché queste canzoni sono come: nate senza una direzione precisa, trovano un senso, se c’è, solo alla fine. E poi, con questi capelli, mi ci sento un po’ anch’io”. La musica, racconta, è qualcosa che ha imparato a conoscere da bambino: “Per la Comunione mi regalarono un telefonino su cui mio cugino mi passò i primi pezzi rap, Fabri Fibra su tutti. Mi innamorai dell’hip hop, cominciai a fare piccole esibizioni, finché non ho scoperto il passato: il rock anni Sessanta, la melodia e i cantautori, che tornano in questo disco”.

Trapper e cantautorato

L’ex membro degli FSK Satellite riflette su cosa sia rimasto del suo passato nell’attuale produzione musicale. “L’attitudine. Sono meno a disagio, ma quando scrivo l’anima trap rimane: per me la trap è sfogo, è tutto lo sporco della vita che emerge, e che ci vuole”. Tuttavia, il cantautorato è qualcosa di essenziale è “l’anima nobile, che eleva”, spiega Chiello. “Nei cantautori ho trovato risposte a domande esistenziali che avevo. Ma, se ho capito chi sono, posso muovermi a metà tra questi due mondi”. La musica, ammette, può infatti essere anche diseducativa: “Come tutto: canzoni, libri e film ci plasmano, è inevitabile; ma non sono per la censura o per le campane di vetro in cui chiudersi. Sono per le esperienze, per crescere con gli errori. Il messaggio, qui, è di accettarsi per come si è, per migliorarsi”.

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