In un’intervista rilasciata a Rockol, Vince Tempera, compositore milanese noto per le sue sigle di cartoni animati, ha dichiarato che le sue canzoni non erano destinate ai bambini, ma a un pubblico più adulto. La sigla di Ufo Robot è senza dubbio la più famosa è una canzone iconica che ha segnato l’infanzia di milioni di italiani. Warner Music Italia ha dedicato al musicista e compositore un album dal titolo “Le più belle sigle TV”, uscito il 10 novembre 2023.
Oltre a Ufo Robot, Vince Tempera ha composto le sigle di molti altri cartoni animati popolari, tra cui:
- Goldrake (1978)
- Ape Maia (1979)
- Capitan Harlock (1979)
- Daitan III (1980)
- Astro Robot contatto Ypsylon (1980)
- Anna dai capelli rossi (1980)
- Hello! Spank (1981)
- George e Mildred (1982)
- Na-no Na-no (Mork & Mindy) (1982)
Come è arrivato alle sigle e le colonne sonore dei cartoni animati
“E’ stata una casualità. Io e Luigi Albertelli (autore scomparso nel 2012). Eravamo alla Fonit Cetra in attesa di Renato Pareti, un cantautore che stavamo producendo, che era in ritardo di due ore. Mentre eravamo in attesa la Rai da Roma chiama il direttore artistico chiedendo se avevano qualcuno da mandare alla Rai di Milano a vedere un cartone animato giapponese, che un mese dopo doveva andare in onda e dovevano trovare una sigla in italiano. Io e Luigi andiamo a vedere questo filmato e devo dirti che lo abbiamo visto in lingua giapponese, con il sistema NTSC che la Rai non aveva neanche le macchine adatte, quindi in un modo pessimo e abbiamo capito di cosa si trattava, grazie anche al fatto che io sono un collezionista di fantascienza. Era Ufo Robot. Ci siamo presi del tempo e alla fine è nata quella sigla. Era il 1978.”
Ufo Robot a cosa era ispirata
La canzone non voleva essere per bambini ma una cosa da adulti, da mamme, non da Zecchino d’oro, voleva essere moderna, più attuale. Era appena uscito il film “Rocky” nella cui colonna sonora c’era una brass band, con il commento delle trombe e con questa idea scrivemmo la canzone in 5 minuti. L’ispirazione di Albertelli fu immediata, con il “mangiare i libri di cibernetica e le insalate di matematica”: un testo che aveva una sua logica illogica, cosa che ai tempi non esisteva. È per queste intuizioni, ed altro, che Luigi secondo me, con Mogol, rimane un grandissimo paroliere.
Fonte: rockol.it