David Cronenberg, il trailer di “The Shrouds”

Il regista canadese torna alle sue origini con un horror agghiacciante.

David Cronenberg, il trailer di “The Shrouds”David Cronenberg, il trailer di “The Shrouds”
Festival di Cannes

David Cronenberg sarà in concorso alla 77a edizione del Festival di Cannes con il film The Shrouds, di cui è stato diffuso oggi il primo teaser trailer.

Al cinema a settembre

Con questo nuovo film il regista canadese sembra tornare alle sue origini horror più cupe e inquietanti con un innesto nella fantascienza. Una sorta di Philip K. Dick in stile horror e, ovviamente, dal sapore cronenberghiano. Tra gli interpreti di The Shrouds Vincent Cassel, nel ruolo del protagonista Karsh, Diane Kruger, Guy Pearce e Sandrine Holt. Il film sarà disponibile al cinema dal 25 settembre.

Questa la trama: Karsh, cinquant’anni, è un uomo d’affari di successo. Inconsolabile dopo la morte della moglie, inventa un sistema rivoluzionario e controverso, GraveTech, che permette ai vivi di monitorare i propri cari nei loro sudari. Una notte, alcune tombe, tra cui quella della moglie, vengono profanate. Karsh si mette sulle tracce dei colpevoli.

Il dolore della perdita

The Shrouds è scritto da David Cronenberg, il compositore delle musiche è Howard Shore e il direttore della fotografia Douglas Koch. Il regista, come riportato in un’intervista contenuta nella cartella stampa del festival ha spiegato: “To shroud vuol dire ‘avvolgere’, ovvero coprire e nascondere. La maggior parte dei rituali di sepoltura servono a evitare la realtà della morte e la realtà di ciò che accade a un corpo. Nel mio film assistiamo a un’inversione della normale funzione di un sudario. Qui si tratta di rivelare piuttosto che di nascondere“. Infatti, i sudari contemplano telecamere digitali che permettono di vedere i cadaveri decomporsi nella tomba con il trascorrere del tempo. Il regista ha ammesso di aver scritto questo film “mentre vivevo il dolore per la perdita di mia moglie, morta sette anni fa. È stata un’esplorazione per me, perché non si trattava solo di un esercizio tecnico, ma di un esercizio emotivo“.

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