Un provino fallito per un film, dove il ruolo fu assegnato a Sabrina Ferilli, si rivelò una fortuna per la futura “Bond girl”, un’esperienza che spinse Caterina Murino a non arrendersi e a inseguire con ancora più tenacia il suo sogno di diventare attrice. La Murino, famosa per aver interpretato Solange in Casinò Royale, ha condiviso ricordi e riflessioni sulla sua vita e carriera in un’intervista al Corriere della Sera, parlando anche degli anni dell’adolescenza.
Trasferita in Francia nel 2003
La sua decisione di trasferirsi in Francia è stata favorita dal provino fallito: “Ci vivo dal 2003. In passato il ministero della Cultura in Italia dava fondi soprattutto ai registi che avevano vinto il David di Donatello. Per lavorare dovevi fare punti, tipo Mulino Bianco. Era un cerchio magico. Se non capitavi lì dentro, eri un outsider. Oggi per fortuna la situazione è diversa, alla Mostra di Venezia ho avuto l’onore di fare la madrina. La mia fortuna fu un provino che andò male. Stavano cercando un’attrice italiana per un film con Jean Reno su Dalida, la cantante. Presero Sabrina Ferilli. Delle quattro attrici italiane all’audizione ero l’unica che non parlasse francese. Ma giravano un film in Corsica ed essere sarda mi aiutò. Da lì è cominciato tutto.”
“L’ippopotamino rosa col tutù”
Caterina Murino racconta anche un aneddoto sulla sua infanzia. Il suo peso e la sua passione per la danza le attiravano appellativi crudeli come “l’ippopotamino rosa col tutù”: “Ho avuto una bella infanzia, fino al passaggio ingrato alla prima adolescenza. Ero parecchio cicciotella, ballavo, mi chiamavano l’ippopotamino rosa col tutù. Quella fragilità lì, anche dopo che il corpo si era trasformato e gli uomini mi guardavano, ti resta dentro. Ho cominciato a lavorare presto“
La scelta di Daniel Craig come James Bond e le critiche iniziali
“Beh, i giornali anglosassoni lo avevano seppellito di critiche: Cosa c’entra 007 biondo? E con quella faccia anonima! A una conferenza stampa li affrontai: vi rimangerete i vostri articoli. Ero come narcotizzata. L’ho vissuto come un sogno, ovvio”.