Il 21 giugno è uscito l’EP di esordio di Blùnda, Genesi, per ZooDischi e distribuito da ADA Music Italy. Il progetto con la produzione artistica di Davide Gobello conta quattro brani di cui due inediti, Veramente me e la focus track Molecole. Quest’ultimo brano pop è fortemente contaminato dall’elettronica, in cui i synth fanno da padroni e la produzione vocale ha un ruolo centrale, accompagnando l’ascoltatore in un viaggio carico di emozioni. Molecole, infatti, come spiega la stessa cantante, parla “di amore, o meglio di quando finisce, e di quanto sia difficile accettarlo anche per chi per primo smette di amare. Scriverla è stato molto liberatorio, anche se mi ha richiesto una buona dose di ricerca e fatica prima che riuscissi a trovare effettivamente una dimensione coerente; tutto questo riflette bene il periodo di ricerca personale che sto vivendo: sto imparando a scavare a fondo, anche e soprattutto laddove farlo è estremamente scomodo”.
Blùnda con il suo pop contaminato da una ricca diversità di influenze musicali che vanno dalla disco alla drum and bass, fino al Soul e all’R&B, ha deciso di raccontarsi, rispondendo ad alcune domande per Trash Italiano. La cantante parla delle motivazioni che l’hanno spinta a scegliere la musica e di come la vita e l’osservazione del mondo intorno a sé siano il palcoscenico dove prendono forma le sue canzoni.
Se dovessi scegliere una parola per definire la tua musica, quale sarebbe?
Vorrei sceglierne due: da un lato vi direi “vera”, perché tutto ciò che scrivo mi appartiene e deve necessariamente essere parte di me, non potrei fare altrimenti. A questo aggiungerei “imprevedibile”, che è più un augurio che una descrizione; mi spiego meglio: spero sempre un po’ che sia imprevedibile nel senso che mi auguro sempre di farla per mia necessità e senza chiudermi in degli schemi magari dettati dal mercato o da delle comodità.
Blùnda in svedese significa “chiudi gli occhi”. Nell’ascolto della musica e nella ricerca delle parole dei testi, cosa significa per te chiudere gli occhi?
Per me chiudere gli occhi è riuscire a entrare in contatto con il mio io e con le mie emozioni in modo più profondo, perché è come se mi permettesse di isolarmi dal mondo esterno e concentrarmi davvero su quello che sento. Anche nell’ascolto della musica amo chiudere gli occhi, per poter ascoltare meglio, per poter immaginare e viaggiare con la fantasia.
Hai cominciato a scrivere le tue canzoni da piccolissima. Da cosa trai ispirazione?
Sì, ho iniziato effettivamente attorno ai sedici anni, anche se già prima scrivevo, ma non in forma di canzone; ciò che mi ha sempre portato a scrivere sono le mie emozioni, o meglio, la necessità di rielaborarle, ma l’ispirazione che permette di declinarle nel modo giusto viene dall’osservazione delle cose. Sono sempre stata una grande osservatrice, mi piace restare in silenzio a guardare il mondo che scorre intorno a me, e tutto quello che vedo in qualche modo lo immagazzino e inconsciamente lo rielaboro, poi, nelle canzoni.
Nel panorama italiano e internazionale della musica, c’è un artista con cui senti particolare affinità, rispetto il sound e i contenuti delle canzoni?
Mi sono sempre sentita molto appassionata e quindi affine a Beyoncé, per me è un modello sia nel sound che nei contenuti. Per quanto riguarda la scena italiana, sono una grande fan di diversi artisti, ma non saprei riconoscere un’affinità col mio progetto.
È uscito “Genesi”, il tuo EP d’esordio con quattro brani, di cui due inediti. Quale di queste canzoni senti che ti rappresenti di più?
Direi che mi sento rappresentata da ognuna delle quattro canzoni, in modo diverso ovviamente, perché ognuna è comunque una sfaccettatura di un quadro più complesso. Poi vado anche a momenti, in questo periodo vi direi “Controluce” o “Libera”, sia nel sound che soprattutto per come sento miei i contenuti.
Perchè “Genesi”?
Perché per me questo EP segna l’inizio della mia carriera come cantautrice, la mia “nascita” appunto. Sentivo la necessità un progetto più grande di uno o due singoli per iniziare a definirmi tale.
Cosa vorresti dire al tuo pubblico, a chi sceglie di ascoltare la tua musica?
Di aspettarsi l’inaspettato, perché io sono un’anima curiosa e alla ricerca sempre di nuove sfide! Faremo belle cose e vi porterò bella musica, la chiave che unisce è sempre la solita: autenticità.
Dove ti vedi tra dieci anni?
Ho iniziato recentemente a pormi questo genere di domande, che non sono affatto semplici. Sicuramente mi vedo soddisfatta e in qualche modo serena, ma mai statica, a prescindere da quelli che poi saranno i risultati, da quello che accadrà. Comunque sogno una carriera consolidata, tantissima musica, tanta meraviglia e il mio solito amore per la vita.