Benedetta Porcaroli: “Per una donna è difficile nel cinema”

L'attrice è protagonista della copertina di Vogue di gennaio 2024.

Benedetta Porcaroli: “Per una donna è difficile nel cinema”Benedetta Porcaroli: “Per una donna è difficile nel cinema”
Serie TV e Film

Benedetta Porcaroli è una delle attrici più promettenti della scena cinematografica italiana. Si è fatta conoscere dal grande pubblico con la serie Baby, per poi confermare la su bravura con La scuola cattolica. Oggi torna al cinema con Pietro Castellitto in Enea. In un’intervista per Vogue, l’attrice ha parlato della sua carriera dagli esordi fino ad oggi.

La passione per la recitazione

Benedetta Porcaroli si definisce nostalgica: “Ho una serie di rituali e vecchi oggetti a cui sono legata. Poi metto tutto in discussione, faccio fatica ad avere opinioni definitive sulle cose: cerco di analizzarle andando avanti e indietro, anche rispetto alle epoche. Il languore e la malinconia forse arrivano da qui. Ma sono anche molto ironica: esisto in questa oscillazione.” Un po’ come nel suo lavoro: una perfezionista che si lascia andare, trasportare. “Non sto lì ore a ripetere e scarabocchiare il copione: lascio depositare e aspetto. Magari faccio anche finta che quel film non lo devo fare, tanto so che nel frattempo è partito un processo. Che non percepisco: sono un po’ scollegata tra testa e pancia. Anche per questo i sogni mi interessano: ciò che mi dicono magari nella vita privata non mi serve, ma rispetto a un certo personaggio mi dà più strumenti”.

Il cinema e le donne

Ma l’attrice si sofferma sul tema della recitazione, perché stare sotto i riflettori quando si è molto giovani, specie per una ragazza, può non essere facile: “Non voglio generalizzare, perché ho incontrato uomini meravigliosi che mi hanno fatto sentire assolutamente alla pari, però mi piacerebbe che le donne avessero la stessa risonanza degli uomini. Io non ho nessun problema coi maschi perbene. Essere costretta a ribadire queste cose non mi fa piacere”. E infine, Benedetta Porcaroli parla del suo rapporto con la recitazione. “Questo mestiere può avere un senso politico: è un amplificatore, fa sì che le persone vedano quella storia, quei temi. Per me però è anche una specie di missione privata, che non ha a che vedere con quanto pubblico avrai, coi giudizi. Ti libera, produce in te delle cose. Ha a che fare con qualcosa, in me, di fragile e inspiegabile”.

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