Rocio Munoz Morales si è raccontata in un’intervista esclusiva sulle pagine di Grazia. L’attrice sta tornando a calcare il palcoscenico con la piéce Il cappotto di Janis di Alain Teulié. Ha parlato della sua precisione maniacale rivelando che il suo armadio sembra quello di “un serial killer“.
Disturbo ossessivo compulsivo
“Il mio armadio sembra quello di un serial-killer: tutto ordinato perfettamente per colori, tessuti, gli abiti sono appesi con le stampelle nella stessa direzione e alla stessa distanza. Per non parlare dei miei copioni dopo averli studiati: colorati in maniera maniacale, con frecce, disegni e grafia perfetta. Sono un po’ fissata, sono manifestazioni di un disturbo ossessivo compulsivo. Ho provato a superarlo: qualche anno fa la terapista mi ha proposto di mettere gli abiti un po’a caso, di sforzarmi a non farci troppo caso. Ci ho provato, ma poi stavo troppo male. A casa, con due bambine, due cani e un uomo completamente diverso da me, sono diventata tollerante. Raoul è l’opposto di me, disordinato e poco attento: è stato troppo coccolato dalle donne della sua famiglia. Io e lui siamo un po’ come il bianco e il nero”.
Un legame profondo con l’Italia
Su Raoul Bova: “Il nostro è un amore che non diamo mai per scontato. A volte il nostro lavoro ci fa vivere lontani e sentiamo spesso la mancanza dell’altro. Certo, come in tutte le coppie, anche noi abbiamo incomprensioni, momenti di crisi. Però alla base ci sono valori comuni e c’è un amore profondo con la sensazione di poterlo rendere ancora un po’ più grande ogni giorno”. Rocio Munoz Morales ha preso la nazionalità italiana: “E’ una decisione personale, di cui non ho parlato. La verità è che sono fiera di essere spagnola, ma mi sento anche italiana. Ero molto giovane quando sono arrivata qui, avevo 25 anni e ho vissuto nel vostro Paese anni fondamentali della mia formazione. Ho preso la nazionalità italiana non solo perché ho un uomo e due figlie italiane, ma perché mi sento infinitamente grata a questo Paese che mi ha accolta e dato molto”.