Renato Zero, il “sorcino” che ha fatto della trasgressione la sua bandiera, non ha paura di invecchiare, lo considera un viaggio meraviglioso. A marzo tornerà a esibirsi con il suo tour Autoritratto in due città, Roma e Firenze, per un totale di quattordici appuntamenti. Al Mandela Forum di Firenze il 2-3-5-6-9 e 10 e al Palasport di Roma il 13-14-16-17-20-21. Renato Zero è ancora sulla cresta dell’onda e riabbraccerà i suoi sorcini che definisce “portatori sani di serenità“.
Canzoni come una terapia d’urgenza
In un’intervista al settimanale Oggi, l’artista si sofferma sul rapporto con i suoi fan, che lo chiamano “maestro“: “A 73 anni l’orizzonte si restringe e c’è chi cerca già il badante. Non io, la vecchiaia è un viaggio meraviglioso… I ragazzini mi fermano per strada e mi chiamano maestro, io mi imbarazzo ma sono orgoglioso di sapere che le mie canzoni sono state un pronto soccorso capace di guarire molte persone.”
Ai ragazzi che mi chiamano “maestro” dico… scendete in piazza!
“Ritorniamo a scendere in piazza, ogni giorno c’è un motivo per farlo. In passato lo abbiamo fatto per molto meno di quello che sta accadendo oggi. Ci manca il coraggio, preferiamo restare tra le quattro mura a lagnarci guardando una TV vergognosa e bugiarda”.
Le nuove generazioni musicali
Renato Zero affronta anche il tema delle nuove generazioni di rapper e trapper, spesso accusati di istigare alla violenza con i loro testi: “I veri responsabili non sono loro, ma la non educazione ricevuta in famiglia. Se il padre urla alla madre ‘sei una zoccola’, questa espressione sarà considerata dal giovane idonea per entrare in una canzone. Non dobbiamo giudicare il ragazzo, ma cercare la risposta all’interno di quelle famiglie”