Neffa è tornato ed è pronto a dire la sua. Sulla musica giovanile parla di “grevità fisiologica”. E della sua canzone, La mia signorina, spiega: “Nessuno capì il sottotesto. I miei fan mi massacrarono”. Intervistato dal Corriere della Sera, il cantante parla della sua scelta di fare rap sulla scia del nuovo album Canerandagio Parte 1, in uscita il 18 aprile, ricco di collaborazioni con altri artisti.
“Grevità fisiologica”
”La grevità della musica giovanile è fisiologica: mi sorprenderebbe se un adolescente non avesse dentro di sé una certa dose di rabbia”, spiega. “La società però è più sedata che mai, avremmo bisogno di un seme di rivoluzione all’interno dei testi, non solo di edonismo. Singolarmente stiamo tutti malissimo, collettivamente siamo felici e sorridenti nei selfie”. Quando gli viene chiesto, dunque, le la musica dovrebbe tornare a fungere da critica sociale, Neffa espone un pensiero che estende al mestiere del cantante in generale: “Faccio una provocazione: un artista che pensa anche al suo tornaconto economico è considerato impuro, ma nessuno si sognerebbe di dirlo di un panettiere. Dai nostri cantanti preferiti ci si aspetta abnegazione, tipo novelli Che Guevara, ma non pretendiamo la stessa coerenza dai nostri politici. Ragionamenti simili mi sembrano delle distorsioni”.
“La mia signorina” non era una signorina
“Ho sempre cercato un senso in tutto, a costo di soffrire”, premette Neffa. “Temo la prevedibilità: se vedo un binario davanti a me mi innervosisco, ho bisogno di orizzonti liberi. Sicuramente con alcune scelte ho perso. Quando ho iniziato a cantare ho avuto un ritorno pessimo, molti partivano con un pregiudizio nei confronti della mia musica. Avevo esigenza di cambiare: dell’hip hop mi piaceva l’aspetto artistico, ma non l’aderenza ai dogmi da puristi. Così ho cercato un mio modo per fare pop”. La ricerca di non prevedibilità è legata anche al brano La mia signorina, con cui debuttò nel 2001 e che non parlava di una ragazza, bensì di cannabis. “Ero fissato con gli esercizi di stile e i messaggi impliciti, ma nessuno capì il sottotesto”, spiega. “Neanche i miei fan, che mi massacrarono, convinti fosse una banale canzoncina su una ragazza. Così svelai il mistero, anche se per anni mi sono divertito a confermare e poi negare che parlasse di cannabis, a seconda del contesto”.