Katie Holmes ha partecipato al Filming Italy Sardegna Festival per presentare Rare Objects, il suo terzo film da regista. Parlando con Movieplayer, l’attrice racconta l’importanza della sorellanza e delle nuove possibilità che oggi le donne hanno conquistato nella carriera cinematografica. Poi un immancabile tuffo nel passo nell’iconica serie che l’ha resa celebre, Dawson’s Creek.
La sorellanza e le donne oggi
“La sorellanza? È tutto nella vita. Lottare per le donne, vedere le donne lottare per te. Per me è davvero la base della felicità”. Così comincia a parlare Katie Holmes, per aprire un discorso sul valore delle donne e su come oggi, nel cinema, il loro impegno sia più riconosciuto. “Tra gli altri cambiamenti di questi anni sicuramente le opportunità che vengono offerte alle donne che lavorano in questo settore”. Poi spiega: “Si raccontano storie migliori, ci sono più voci, più festival cinematografici in cui le donne vengono ascoltate. Tutte cose che prima non accadevano. Un’altra cosa molto importante è l’aumento delle opportunità offerte dallo streaming e dalle piattaforme. E il fatto che le donne possano finalmente interpretare i ruoli di tutte le età. Bisogna sempre continuare a lottare per quelle che verranno dopo e che ci avranno come punti di riferimento in questa battaglia”.
La regia e un pensiero a Dawson’s Creek
Il lavoro da regista per Katie Holmes è molto gratificante: “È bello perché lavoro in entrambe le direzioni. Nel senso che essere regista mi permette di capire che cosa passa per la testa di un attore, quali sono i bisogni alla base della sua preparazione. E viceversa. Perché essere una regista mi permette anche di capire come si vuole raccontare questa storia, come io posso contribuire alla narrazione”. A proposito di una possibile reunion con i protagonisti di Dawson’s Creek, l’attrice conferma che per ora non ci sarà. Il ricordo per l’iconica serie televisiva, però, è positivo e resta vivo nella sua mente: “Ricordo di aver trascorso un periodo meraviglioso sul set perché ho lavorato molto bene con i miei colleghi. Era un ambiente molto sicuro che ci permetteva di stare sempre in squadra e di poterci divertire”.