Javier Bardem: “Sono un padre pieno di difetti”

"Ma poter crescere qualcuno è la responsabilità più importante che ti possa capitare".

Javer Barbem Penelope CruzJaver Barbem Penelope Cruz
Protagonisti

Javier Bardem è innamoratissimo di Penelope Cruz. Lo è ancora perdutamente, dopo oltre quattordici anni di matrimonio. L’attore, attualmente in TV con Monsters: La storia di Lyle e Erik Menendez (Netflix) ha parlato del legame indissolubile con la moglie in un’intervista a Gentleman’s Journal e di come questo legame rappresenti per lui un punto di riferimento in tutto ciò che fa. La prima volta che si incontrano, lui aveva 22 anni e lei 17. Erano sul set di Prosciutto Prosciutto di Bigas Luna, ma la scintilla non scocca. Nel 2008, durante le riprese di  Vicky Cristina Barcelona, scatta il colpo di fulmine. “Ci siamo incontrati alla prova del guardaroba, dove ci siamo guardati e credo sia successo qualcosa. Qualcosa che non ha spiegazione e che va oltre la logica e il ragionamento. Questa è una base importante: fidarsi di qualcuno perché lo conosci davvero e lui ti conosce davvero. Tu vedi me, io vedo te“.

Bardem: “sono un padre pieno di difetti”

Come noto, la coppia si è sposata nel 2010 ed ha due figli: Leo e Luna. Javier Bardem ha parlato della sua paternità, una paternità imperfetta ma vera. “Sono imperfetto. Ho tonnellate di difetti e cose che devono essere corrette come essere umano. Ma poter crescere qualcuno è la responsabilità più importante che ti possa capitare. Ti aiuta a guidare, a plasmare qualcuno, e come puoi farlo se non sei tu stesso educato? Se non sai valutare chi essere umano sei veramente? Chi sei? E cosa hai raggiunto? Quali sono i tuoi difetti? Quali sono le tue virtù?“. Nella vita privata, come nel lavoro, l’esperienza è l’unico faro che può guidarci. Bardem ha spiegato così il successo che sta ottenendo con la sua parte in Monsters, dove interpreta il padre dei protagonisti. “Penso che questo sia l’unico strumento che un artista ha: portare l’esperienza, non idee, ragionamenti o teorie. Ma l’esperienza di essere qualcuno per lo spettatore, in modo che si senta – almeno per un secondo – come quella persona, in modo che il suo giudizio si apra“.

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