Diodato confessa di aver scelto la musica come unica priorità alla sua esistenza. Il cantante, direttore con Michele Riondino e Roy Paci del concertone Uno Maggio Taranto Libero e Pensante, in un’intervista al Corriere della Sera, parla della sua vita privata e pubblica, mettendo a nudo le sue più importanti convinzioni.
Le montagne russe
Diodato vive la musica come strumento personale di analisi, è quasi “un canale di sfogo per raccontare quello che mi succede o succede intorno a me, è un mezzo salvifico. Condividere la tua situazione ti mette in relazione con gli altri e ti fa sentire meno solo, ti fa ridimensionare i problemi, ti rendi conto che non sei l’unico a provare certe emozioni. Le canzoni sono un luogo di incontro, sono mani tese verso qualcuno: la fortuna di essere compreso da qualcun altro ti aiuta e ti tira fuori dai momenti bui”. Per illustrare l’esistenza di un’artista ricorre a una metafora: “Quando ho scelto di fare musica ho comprato un biglietto per le montagne russe, a volte ti senti una condizione di solitudine”. Il cantante sottolinea che per inseguire i suoi sogni ha dovuto rinunciare “a una vita normale nel senso più bello del termine. Al momento ho rinunciato ad avere una famiglia, tendo a vivere i rapporti in maniera frenetica”.
A repentaglio la libertà di espressione
Diodato sottolinea poi che la musica per lui è anche impegno civile, e all’Uno Maggio Taranto Libero e Pensante si parlerà “di guerre, di libertà di espressione, di lavoro. Uno dei pilastri principali della manifestazione è quello della libertà di espressione, “sempre più messa a repentaglio, i casi eclatanti negli ultimi mesi sono tanti”. Lo stesso Diodato dice di esserne stato vittima: “È un’esperienza che ho vissuto all’ultimo Sanremo, solo per aver appoggiato Dargen dopo le sue dichiarazioni contro la guerra. Io, lui e Ghali siamo stati definiti dei sovversivi per aver semplicemente detto: cessate il fuoco; per aver parlato di umanità”.