Hello Kitty compie 50 anni e finisce in mostra a Londra. Il personaggio immaginario prodotto dall’azienda giapponese Sanrio è diventata nel tempo un oggetto di culto, con un successo internazionale iniziato a metà degli anni Novanta. Adesso la mostra Cute alla Somerset Gallery ha deciso di crearne un evento per esplorare il lato oscuro del suo fascino.
Il potenziale disturbante del ‘cuteness’
Una rassegna che, dietro concetti come dolcezza, tenerezza e adorabilità (che hanno decretato il successo di Hello Kitty) mette in luce il potenziale disturbante del ‘cuteness’. Ma nel contempo è una mostra adatta a tutte le età, alla luce di quella della sua ispiratrice: spesso vestite alla maniera della loro eroina, teenager e donne non più giovani attraversano i saloni dell’ex palazzo dei duchi di Somerset alle spalle del ponte di Waterloo. “Dalla tenerezza all’aggressività nei confronti di beni di consumo chiaramente subordinate e non minacciose“, come ha spiegato la sociologa Sianne Ngai, autrice di saggi sulla categoria estetica del ‘cute’.
La ‘Kittificazione’
La bambola senza bocca riempie le vetrine con cimeli collezionabili richiamano alla ‘Kittificazione’ dell’oggetto quotidiano: dal computer alla pasta, dalle cucitrici all’olio per auto, il nastro adesivo, l’acqua aromatizzata, i cosmetici e persino un abito da sposa. Una galleria è dedicata alla cultura del kawaii, la cultura giapponese della adorabilità: si mostra come i progressi nelle tecniche di produzione di massa abbiano permesso vasti profitti grazie alla dolce capacita’ del ‘cuteness’ di provocare emozioni.
Fonte: Ansa