Con quattro candidature all’Oscar per per Blue Velvet, Mulholland Drive, Eraserhead, Wild at Heart, The Elephant Man, David Lynch, il creatore di Twin Peaks ci ha lasciato a 78 anni. Tuttavia il ricordo delle sue opere rimarrà nel tempo.
Gli inizi di una carriera
Nato il 20 gennaio 1946 a Missoula, Montana, David Lynch ha iniziato la sua carriera realizzando cortometraggi alla fine degli anni Sessanta. Eraserhead (1977) è stato il primo eccentrico e influente lungometraggio che è presto diventato un cult per tutti gli appassionati del genere. Poi il successo con The Elephant Man, con John Hurt nel ruolo del protagonista. Amichevole e intelligente ma sfigurato, nell’Inghilterra vittoriana c’è Anthony Hopkins a interpretare il medico che cerca di curarlo. Celebre la frase del protagonista, John Merrick, che, quando una banda di teppisti lo insegue per strada, urla: “Non sono un animale! Sono un essere umano, un uomo!”.
Dune del 1984, tratta dall’omonimo romanzo di fantascienza di Frank Herbert, fu invece un esperimento fallito, che non sortì il successo sperato. Passando al thriller psicologico noir del 1986 Blue Velvet, l’ascesa a maestro arriva nel 1989 con Twin Peaks. Da lui scritta e create, la serie è un genere misto che unisce la soap opera al poliziesco, al mistero e alla fantascienza. Ricca di avventura e atmosfere avvolte nel mistero, Twin Peaks è ambientata nell’omonima cittadina immaginaria del Pacifico nord-occidentale. L’omicidio di Laura Palmer e l’indagine dell’agente speciale dell’FBI Dale Cooper, diventano fulcro di intrighi e misteri sovrannaturali per due stagioni che tengono gli spettatori incollati agli schermi.
Lynchiano: un regista che vale una definizione
Il mondo immaginario creato da David Lynch ha segnato non solo il cinema ma anche il modo di intendere le cose, al punto da meritarsi un aggettivo tutto suo. Il termine lynchiano nasce proprio per raccogliere tutte quelle caratteristiche che definiscono il modo di Lynch di fare cinema. La natura ambigua del modo di descrivere gli ambienti, il grottesco mescolato ad un’umanità spesso meschina e, ancora, il sovrannaturale che persiste come un inspiegabile ma tangibile fenomeno.
Lynchiani possono essere i personaggi, inquieti e spiazzanti, che si muovono all’interno della cornice di paesaggi spesso desolanti. Si tratta di un aggettivo così vasto che spesso il suo utilizzo è azzeccato a priori: difficile non trovare qualcosa di lynchiano in un luogo, piuttosto che in un ambiente, soprattutto se notturno. David Lynch, che ci lascia a 78 anni, porta con sé le sue storie ma lascia tutte quelle che ha avuto modo di raccontare e una parola per definirle tutte.