Lorenzo Spolverato: “Mi legavano, mi bloccavano, picchiavano”

"Mi obbligavano a rubare, a commettere e ricevere violenza".

Lorenzo Spolverato Mi legavano, mi bloccavano, picchiavanoLorenzo Spolverato Mi legavano, mi bloccavano, picchiavano
Grande Fratello

Lorenzo Spolverato ha condiviso un racconto drammatico durante la puntata del Grande Fratello rivelando di aver fatto parte di ‘bande’ nella sua adolescenzaAlfonso Signorini ha invitato il gieffino a parlare: “Non so cosa tu voglia o possa dire, cercheremo di farlo insieme parlando di questa sofferenza, di questo blocco che ti impedisce la serenità, ritorniamo a quella cameretta di te 15enne”.

Il racconto

A soli quindici anni lo costringevano a compiere atti di violenza e furti: Erano i primi anni di superiori. In quegli anni lì sono entrato a far parte in modo inconsapevole di alcune bande. Mi obbligavano a fare cose, a rubare e commettere violenza. Nei primi momenti riuscivo a tornare a casa dopo scuola e chiudermi in camera ma non sempre era possibile”. Lorenzo ha spiegato che i suoi genitori avevano notato qualcosa: “Mi venivano a prendere a scuola e non potevo andare da nessuna parte, andavo in dei capannoni in mezzo ai campi in cui c’era il raduno di questa banda. Spesso tutti erano più grandi e mi obbligavano a fare cose lì, tipo missioni da portare a termine, a rubare, a commettere e ricevere violenza”.

Lorenzo Spolverato ha risposto a una domanda del conduttore riguardo al motivo per cui le bande si rivolgessero proprio a lui: “Perché ero veloce, ero bravo, non mi lamentavo, facevo quello che mi dicevano di fare, mi promettevano soldi che non sono mai arrivati. Mi legavano, mi bloccavano, picchiavano me e le ragazzine con cui stavo, sapevano dove abitavo e cosa facevo. Dopo ho esercitato della vendetta nei confronti di quelle persone. È come se pensassi di non meritare le persone, questa cosa va a toccare anche i rapporti sentimentali, soprattutto quando ho di fronte una persona dal carattere forte, come Shaila“.

L’opinione di Beatrice Luzzi

Beatrice Luzzi in un post pubblicato su X ha scritto: “Se si parla di capannoni abbandonati, infestati da bande armate, non si può liquidare la questione delegandone alle famiglie la risoluzione. Le famiglie non arrivano a fine mese, i genitori si spaccano la schiena dalla mattina alla sera non possono certo fare irruzione nei capannoni per recuperare i propri figli, né si può pretendere che abbiano la libertà di andarli a prendere a scuola ogni giorno del liceo, né si può pretendere che vadano a fare denuncia per poi trovarsi bersaglio di ritorsioni. Quello è il compito delle forze dell’ordine che ognuno di noi contribuisce a mantenere pagando le tasse. Si parla tanto di Sicurezza: ebbene questo è il caso di pretenderla. Dobbiamo pretendere che il nostro Stato assicuri la sicurezza nei propri territori, soprattutto quando si parla dei nostri giovani“.

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