Marco Bonini, recentemente impegnato nelle riprese della nuova stagione di Cuori, si è raccontato in un’intervista a Vanity Fair. L’attore non solo ha parlato della sua carriera ma della sua diversità: daltonico, dislessico e miope, Bonini spiega come ogni originalità faccia parte dell’arte. Sulla diversità, poi, non ha dubbi: è qualcosa che si evidenzia quando le persone con cui parli la rivelano.
L’arte di essere inconsueti
“Da bambino avevo le idee abbastanza chiare. A quattordici anni ho capito che nella vita sarei voluto diventare un artista, perché l’arte è il luogo dell’originalità”, spiega l’attore. “Fin da quando ricordi, sono sempre stato inconsueto, anche se con il tempo ho deciso di farne una qualità”. Marco Bonini spiega quali sono le sue qualità: “Sono daltonico, dislessico e miope: anche solo a livello neurologico, direi che sono abbastanza particolare, visto che organizzo il materiale visivo in maniera diversa rispetto agli altri. Durante l’infanzia capitava che mi sentissi diverso ed escluso, e mi faceva male”.
La diversità è un’immagine restituita
“È sempre una questione di relazione. Durante gli anni del liceo indossavo spesso un maglione blu che era il mio preferito fino a quando qualcuno non mi ha detto che il maglione non era blu ma viola”. Marco Bonini spiega come la percezione di essere diversi sia legata, alla fine, a quanto le persone intorno tendano a rimarcare quella differenza. “La diversità te la restituiscono le persone con cui interloquisci, ma sta a noi prendere le misure con quello che ci circonda”. L’attore spiega di aver avuto sempre il desiderio di essere visto. “Nessun artista credo che voglia nascondersi. Il problema, semmai, è esprimersi per essere riconosciuto”, spiega. “Da sempre mi interessava proporre una lettura del mondo diversa, in linea con quello che vedevo io. Il motivo per il quale ho iniziato a scrivere credo sia stato questo: non riuscivo a trovare storie che raccontassero il mio punto di vista, così ho deciso di raccontarle io”.