Frontman degli Afterhours e giudice di X Factor, Manuel Agnelli parla al Corriere di Torino della musica e della vogli di riscoprire l’essere umano nell’arte. Il cantante sottolinea come il digitale ed Internet abbiano segnato dei passaggi fondamentali e quanto la paura di non essere attuali stia portando a un impoverimento dell’arte.
Arte è uomo
“Nella musica l’avvento del digitale e di Internet sono stati due passaggi drammatici”, spiega Manuel Agnelli. “Ho visto colleghi che per il terrore di non essere attuali hanno abbracciato qualsiasi novità, comprese mostruosità come l’algoritmo, il culto dei numeri, la qualità stabilita dalla quantità, pagandone le conseguenze. Eppure nessuno di noi è obbligato a seguire tutte le innovazioni”. Per il cantante l’arte è al di là della perfezione numerica: è qualcosa di estremamente umano. In questo senso si esprime anche sull’utilizzo dell’autotune. “A me non piace, ma dipende dall’uso che se ne fa: come effetto può avere senso, solo per correggere l’intonazione no. Anche perché significa che non sei più tu a fare le cose, ma una macchina. Stesso discorso per l’intelligenza artificiale: chi se ne frega se è meglio o peggio di quella umana, nell’arte io voglio trovare lo spirito dell’uomo, il cuore, la testa”.
Boomer? Non c’è nulla di male
“Arrivo da un altro secolo e con un’altra attitudine”, premette. “Non capisco i miei coetanei che hanno paura di esser considerati boomer: l’obbligo di sentirsi contemporanei è la cosa più triste del mondo e non fa altro che alimentare un sistema che va inaridendosi”. Poi prendendo d’esempio il progetto Carne Fresca, la rassegna dedicata ai giovani musicisti italiani esordienti: “Vedo invece bei segnali tra i ragazzi, come quelli che incontro nel progetto ‘Carne fresca’. Sono la prima generazione che mostra un rifiuto all’obbligo della tecnologia e del successo a tutti i costi, sono complici tra loro e provano una fascinazione per un passato che non hanno vissuto”.