Viviamo in una società che si è disumanizzata. Marracash denuncia ‘l’uniformità’ che ci ha colpito, rendendoci tutti omologati insieme alla musica, senza più sogni, con poca voglia di combattere.
Inseguire un’identità
In un’intervista a Il Venerdì di La Repubblica il rapper ha detto: “Non ho un amico che stia bene. Non uno. E anche io, non è che sia sempre in grande forma… La mia teoria è che l’ipercapitalismo, una società basata solo sui numeri, disumanizza. Altro che intelligenza artificiale, siamo noi che ragioniamo come gli algoritmi, non cerchiamo più noi stessi, cerchiamo che cosa può funzionare. E questa uniformità fa stare tutti male”. Anche le generazioni hanno fallito: “I quarantenni sono a pezzi perché siamo stati gli ultimi ad avere dei sogni, e adesso ci sentiamo schiacciati dal mainstream, dall’omologazione: se sei diverso non ti resta che pigliare gli psicofarmaci. Iperproduttività, ipercompetizione a tutti i costi, nessuna ricerca di qualità. Un successo monetario che giustifica qualsiasi mezzo”. Marracash non ha paura di analizzarsi, di guardarsi allo specchio: “Non sono uno che accetta il mondo così com’è, e anche se adesso, con il successo, mi ritrovo in una zona di comfort, non ci sto comodo. Voglio essere rilevante, voglio uscire da quello che già conosco e dal pubblico che già mi conosce. Sento l’esigenza forte di far sentire la mia voce, di trovarla meglio, definirla meglio, inseguire un’identità, una personalità. Il problema della musica, in questo momento, mi sembra quello della cultura di massa in generale: tutto è algoritmico, come se il lavoro di un artista fosse solo cercare di azzeccare dov’è il pubblico e poi andare a cercarlo. Senza nemmeno provare a esprimersi in autonomia, in libertà”.
La dannazione dell’algoritmo
Ma non tutto è male, esiste la speranza che le cose possano cambiare: “Conto sul fatto che molta gente non ne possa più della musica tutta uguale. Anche per questo il nuovo disco me lo canto tutto da solo, non va bene gonfiare i dischi con le collaborazioni, fai cantare tre rapper insieme così metti insieme tre fanbase: è un giochino troppo facile. Se fai un disco interessante, e il disco dopo già cerchi la formula giusta, segui l’algoritmo, finisce che duri poco, in un attimo arriva uno più giovane di te, più bravo di te a fiutare l’aria, e tu sparisci”.