In un’intervista con il Corriere della Sera, Isabella Ferrari si racconta, ripercorrendo momenti della sua carriera e aneddoti legati alla sua vita privata. Trovandosi a commentare il ruolo di Nicole Kidman in Babygirl l’attrice ammette: “Io, di fantasie proibite non ne ho”. Poi parla del periodo di convivenza con Monica Bellucci, a Parigi, dopo una delusione d’amore.
Su “Babygirl” e rapporto con il corpo e la nudità
“La vertigine erotica quando non si è più giovani”. Commenta così il ruolo di Nicole Kidman in Babygirl, rispetto all’espressione del desiderio. Poi ammette: “Sì l’avrei fatto quel film, anche se io fantasie proibite non ne ho. Quando feci ‘E la chiamano estate’ di Paolo Franchi, non ho avuto alcuna ansia nel denudarmi e avere il mio sesso in primo piano. Ero madre di tre figli piccoli che erano in sala insieme con mia madre. Mi premiarono e mi fischiarono, alla Festa di Roma. Tornai a casa traumatizzata”. Isabella Ferrari è molto cresciuta nella sua esperienza da quel film del 2012 e ha un buon rapporto con la sua età e con il suo corpo. Tuttavia c’è qualcosa di cui il volto di L’Oréal si è pentita: “Ho fatto qualcosa alle labbra, a trent’anni, da un’estetista, neanche un chirurgo, e non ne avevo nemmeno bisogno. È stata una cosa che mi ha ferito, mi ha fatto star male. Ma sono riuscita a tornare indietro e togliere tutto”.
La convivenza con Monica Bellucci
“A venticinque anni, dopo una delusione d’amore, andai a vivere a Parigi da Monica Bellucci, in una piccola casa che era di Ugo Tognazzi”, racconta. “Ero stata lasciata da un ragazzo, così ho cominciato l’analisi e sono andata in un altro luogo. Monica ed io dormivamo nello stesso letto”. Una convivenza che Isabella Ferrari descrive come equilibrata e serena. Per quanto le due attrici stessero vivendo momenti di vita differenti, si sono ritrovate. Anche nel preparare i pranzi e le cene c’era collaborazione. “La mattina lei si alzava sempre bellissima e con un cappuccino e una sigaretta si metteva al telefono, io scendevo in strada con le monetine e chiamavo l’analista. Siamo simili, anche Monica ha il senso profondo delle radici ed è legata alla sua terra. Eravamo in momenti diversi della vita. Non abbiamo mai litigato. A Parigi mi sono allontanata dalla fantasia di mia madre per il successo e ho cominciato a dipingere da autodidatta”.