Claudio Baglioni: “Chiudo nel 2026, da suonatore e non da suonato”

Addio a una carriera iconica: l'ultimo sipario di Claudio Baglioni.

Claudio Baglioni: "Chiudo nel 2026, da suonatore e non da suonato".Claudio Baglioni: "Chiudo nel 2026, da suonatore e non da suonato".
Musica

Arriva un momento nella vita di ogni artista in cui deve prendere una decisione difficile, e quel momento è arrivato per Claudio Baglioni. Dopo 60 anni gloriosi, ha deciso di ritirarsi con garbo. È un annuncio dolceamaro che fa eco al saluto finale di un pugile, che si ritira mentre è ancora all’apice delle sue forze.

Baglioni ha recentemente riunito la stampa al Forum di Assago, poco prima dell’inizio del suo “a TUTTOCUORE tour” a Milano (20, 21 e 22 gennaio e 5 e 6 febbraio). Questo tour sarà il gran finale della sua carriera, che culminerà al Palazzo dello Sport di Roma il 26 febbraio. E nel mezzo, il 14 febbraio, su Rai1 andrà in onda uno speciale concerto. Baglioni desidera chiudere questo capitolo da interprete, non da qualcuno che ha perso il tocco. “Voglio chiudere da suonatore e non da suonato. Così chiamo il mio giro d’onore. Vorrei cantare e suonare ancora per mille giorni e concedermi, senza affanni e rallentando, un ultimo grande applauso in mezzo alle tante persone che mi hanno seguito. Chiuderò entro il 2026, con una serie di progetti. Tutti ultimi giri”.

60 anni straordinari

Sono passati 60 anni straordinari da quando Baglioni salì per la prima volta sul palco di Centocelle per il “Festival delle voci nuove di San Felice da Cantalice” nel suo quartiere natale nel lontano 1964. Da allora non psi contano più i traguardi raggiunti. Con 12 album dal vivo e 17 album in studio, ha venduto oltre 60 milioni di copie in tutto il mondo. Spicca un album, in particolare, La Vita è Adesso, che detiene il record di vendite più alte nella storia del mercato italiano, con oltre 4,5 milioni di copie vendute. Per coincidenza, la Sony Music ha anche appena annunciato l’acquisizione del suo intero catalogo. La vita sta accadendo adesso, come dice Baglioni, nonostante abbia contemplato ciò che ci aspetta e ciò che è accaduto prima. È stato un viaggio incredibile fatto di alti e bassi, grandi successi e piccoli trionfi. “Un lavoro non usurante. Dire che ho fatto un lavoro pesante sarebbe un’offesa. Rispetto agli stipendi italiani io non mi posso proprio lamentare”.

È un addio che emana il fascino del vecchio mondo, fedele alla moda di un’epoca passata. Confessa la sua paura di deludere il suo pubblico e di diventare una caricatura per preservare la sua immagine divina. “Temo l’effetto delusione, temo di diventare una macchietta pur di mantenere l’immagine da semi-dio. Non ci sarebbe nulla di presuntuoso, ma io a quello non voglio arrivare. Voglio mettere una cornice alle cose che farò, e questa è la cornice giusta”.

Il futuro

L’orizzonte riserva un mix di progetti, di natura diversa, con qualche sorpresa nella manica. Baglioni rimane riservato riguardo al suo coinvolgimento con Sanremo, affermando di essere stato di tutto, dal “colpevole e factotum” al “dittatore artistico”. Sanremo nasce nel 1951, lo stesso anno in cui nasce lui. Teme che gli sopravviverà. Ci sarà un album, ma nessuna nuova canzone. Non ha alcuna voglia di abbandonare l’arte della canzone, poiché crede che i cantautori creino opere d’arte tascabili. Per lui questo è già il finale. Al suo pubblico esigente, scherza scherzosamente: “Avrebbe potuto andare meglio, ma avrebbe potuto anche andare molto, molto peggio”. Standing ovation.

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